La provvista di frequenze tv per i nuovi entranti o i player minori, definita "dividendo interno", sarà assegnata con un’asta al rialzo con base di partenza pari a 90,75 mln di euro (complessivi, per i tre lotti) e dovrebbe concludersi entro l’estate.
Lo ha riferito ieri al Senato il viceministro dello Sviluppo economico Antonio Catricalà nel corso di un’audizione sull’argomento. "Tenendo conto, che dopo la pubblicazione del bando di gara sulla Gazzetta ufficiale dovrà trascorrere un mese per la presentazione delle domande, almeno un altro mese per la verifica, più un altro per l’avvio effettivo della gara, è molto probabile che le operazioni finiscano per chiudersi comunque entro l’estate del 2014", ha spiegato Catricalà. Che ha aggiunto: "offerte economiche prevedono un sistema di miglioramento competitivo, con importo minimo stabilito in base al costo per abitante e [tenendo conto della] copertura potenziale: la base d’asta prevista nel bando è pari a circa 29,300 milioni euro, 29,825 milioni, 31,625 milioni rispettivamente". Cifre decisamente inferiori alle iniziali indicazioni/aspettative, che parlavano di una forbice da 100 a 250 mln di euro per mux. Ovviamente si trattava di valutazioni da era pre-crisi e, soprattutto, erano riferite alle iniziali frequenze UHF di buona qualità che, a seguito della necessità di sistemare i pasticci determinati dalla pessima applicazione del Piano Nazionale delle Frequenze DTT, sono state espunte dal pacchetto del digital dividend, ridottosi a tre multiplexer. L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha stimato un copertura per le frequenze in gara "che varia dall’89,5% del lotto L1 (e 91,1% per L2) al 96,6% del lotto L3". E, come se non bastasse la cattiva qualità delle frequenze in termini di posizionamento in banda (solo un mux è in UHF), "I lotti L1 e L2 potrebbero presentare residui problemi di compatibilità internazionale", ha spiegato il viceministro. Insomma, gli ingredienti per una desertificazione o quasi dell’asta ci sono tutti, tenuto altresì conto che il provvedimento consente di concorrere per tutti e tre i lotti ai soli nuovi entranti o piccoli operatori (cioè coloro che detengono un solo multiplex), quindi soggetti con minori disponibilità economiche. Gli operatori integrati, attivi su altre piattaforme con una quota di mercato superiore al 50% della tv a pagamento, come Sky, potranno gareggiare solo per il lotto 1, anche se la pay tv ha già fatto sapere che con ogni probabilità non parteciperà. Esclusi dalla partecipazione alla gara gli operatori che detengono tre o più multiplex e quindi Mediaset, Rai e Telecom Italia Media. E a riguardo di quest’ultimo player, sempre Catricalà ha riferito in Senato che le trattative con l’Espresso (network provider con la controllata Rete A) per la costituzione di un operatore nazionale da 5 multiplexer (3 portati in dote da TIMB e 2 da Rete A) sono avanzate a tal punto che presto si potrà giungere all’integrazione delle risorse attraverso la costituzione della newco annunciata da tempo. (M.L per NL)