I continui rilanci dell’asta delle frequenze per il dividendo esterno del DTT, che vedono protagonista la banda degli 800 MHz e hanno ormai raggiunto la ragguardevole cifra di 3,3 miliardi di euro, spingono gli osservatori a interrogarsi sui futuri modelli di business che consentiranno agli operatori di rifarsi in tempi ragionevolmente brevi dell’ingente investimento.
E’ noto che le nuove risorse spettrali saranno utilizzate in gran parte per implementare le tecnologie di quarta generazione della telefonia mobile, in primis LTE: uno standard potente e flessibile, che permette di costruire reti mobili a larga banda in grado di veicolare ogni tipo di contenuto. Finora si è ragionato di accesso a internet e di servizi multimediali avanzati che godranno della maggiore capacità e capillarità dei collegamenti 4G. Non si è invece ancora parlato di un aspetto non proprio noto di questa tecnologia, ovvero della possibilità di realizzare trasmissioni in broadcasting. Esiste infatti un servizio apposito, chiamato MBMS (Multimedia Broadcast/Multicast Service), i cui elementi costitutivi, standardizzati dal 3GPP già per le tecnologie trasmissive di terza generazione (UMTS), sono parimenti integrabili nei network LTE. La possibilità di trasmettere in broadcast tramite le reti cellulari è stata finora considerata un elemento marginale e di scarso interesse per gli operatori, dato che si tratterebbe in sostanza di un ritorno al passato della comunicazione unidirezionale tipica dei mass media tradizionali, mentre si è sempre immaginata la banda larga mobile come la necessaria estensione del paradigma interattivo di internet al di fuori della rete fissa. Si pensava tutt’al più di utilizzare le funzionalità broadcast/multicast per trasmettere messaggi pubblicitari o comunicazioni di emergenza al pubblico dei propri clienti. Tuttavia, alcune caratteristiche peculiari del sistema nella sua più recente implementazione fanno pensare ad applicazioni più estese. Innanzitutto, l’MBMS permette di trasmettere contenuti broadcast con la granularità tipica delle celle della telefonia mobile, dando la possibilità al gestore di personalizzare la trasmissione a livello di porzioni di territorio molto ristrette, addirittura a livello di singola abitazione se si pensa alle pico-femtocelle che si prevede prolifereranno nel prossimo futuro. Inoltre, la disponibilità di frequenze sulla banda degli ex canali televisivi intorno agli 800 MHz comporta anche la presenza di milioni di sistemi di antenna già in grado di ricevere i segnali nelle case e di veicolarli ad appositi decoder (magari integrati negli stessi dispositivi mobili, quali smartphone o simili) che ne permetterebbero la visualizzazione sui normali televisori. Se a tutto ciò si somma la grande capacità ed efficienza di LTE nel veicolare flussi di dati “pesanti” quali quelli relativi alle trasmissioni televisive HD, si cominciano a intravvedere concrete prospettive di business, ad esempio nel campo del Video On Demand. La tecnologia 4G offre, tra l’altro, prestazioni esponenzialmente migliori in misura proporzionale alla quantità di spettro radio a disposizione, il che potrebbe anche spiegare la lotta all’ultimo sangue che gli operatori stanno conducendo per aggiudicarsi almeno due lotti della banda a 800 MHz. Paradossalmente, l’utilizzo futuro delle frequenze del dividendo digitale esterno potrebbe coincidere con quello passato: il fantasma esorcizzato del broadcasting tornerebbe così inaspettatamente a farci visita. (E.D. per NL)