Chi pensava che la televisione (locale) presidiasse le frequenze dal 61 al 69 UHF (assegnate in tutte le aree digitalizzate e da digitalizzare a breve) fino al 2015 si sbagliava di grosso.
Il segmento alto della banda UHF ad uso televisivo che l’UE vuole che sia destinato allo sviluppo della banda larga in mobilità dovrà esserlo, al più tardi, entro il 2011. E non solo perché la crescita dell’internet senza fili sarebbe altrimenti impossibile, considerato che l’attuale infrastruttura sta collassando sotto l’incessante richiesta di banda dei dispositivi connessi al web attraverso tecnologia wireless (smartphone e tablet pc sopra tutti), ma anche perché lo Stato italiano non può fare a meno dei soldi attesi dall’asta del cd. dividendo esterno (2,4 mld di euro stimati). Così, mentre curiosamente da tempo non si sente più parlare del "dividendo interno", per la quale Agcom dovrà avviare il beauty contest, cioè la gara non competitiva per l’assegnazione dei 5 mux nazionali riservati dal Piano Nazionale di Assegnazione delle Frequenze a nuovi operatori (ma il multiplex SNF per il DVB-H è stato già rosicchiato con l’assegnazione del canale 54 UHF a non pochi operatori locali del nord Italia), i tecnici del Servizio Bilancio della Camera hanno chiesto al governo di acquisire elementi "in merito alla effettiva possibilità di assicurare l’espletamento delle gare in tempi idonei a garantire gli introiti previsti per l’esercizio 2012". Il che significa che le risorse frequenziali dovranno essere attribuite agli operatori di tlc entro l’anno venturo (verosimilmente nel primo semestre). E, come detto, l‘imminente asta riguarderà le frequenze della banda 790-862 MHz (e altre "eventualmente disponibili", ha fatto sapere il ministro allo Sviluppo Economico Paolo Romani) che saranno assegnate alle comunicazioni mobili in banda larga dopo la liberazione dalle trasmissioni televisive che le occupano. E che i tempi del nuovo switch-off siano veramente stretti è una certezza che si desume anche dalla bozza della norma, che prevede che entro 15 giorni dall’entrata in vigore della legge di Stabilità l’Autorità delle comunicazioni avvii le procedure per il bando. Chi invece di certezze non ne ha più sono gli operatori di rete locali, i cui numerosi quesiti formulati al MSE-Com sono senza risposta. Le emittenti locali destinatarie dei diritti d’uso temporanei sui canali dal 61 al 69 UHF si chiedono quale sarà l’indennizzo previsto dallo Stato per il rilascio delle frequenze appena assegnate (il commissario UE Kroes ha invitato il governo a destinare una parte delle entrate per lo sviluppo del settore tv), ma anche come saranno individuate le frequenze da destinare a coloro che vorranno continuare la propria attività (anche se la promozione di consorzi sembra l’unica via proseguibile). Ma, su tutti, aleggia un quesito tanto semplice quanto disarmante. Valeva e val la pena imporre agli operatori pesanti investimenti infrastrutturali su frequenze che nemmeno tra un anno dovranno essere abbandonate? (M.L. per NL)