"All’indomani della riunione del CNID di giovedì scorso una buona parte degli organi di stampa ha riportato la notizia dell’anticipo dello switch-off dal 31/12/2012 – come attualmente previsto dal calendario ministeriale approvato nel 2008 – al primo semestre 2012".
Inizia così un commento della FRT, nel quale si osserva che "In realtà questa è una non-notizia in quanto la decisione di anticipare la digitalizzazione non è stata presa in sede CNID ma è stabilita dall’art. 4 del decreto legge 31 marzo 2011 n.34 (il c.d. "decreto omnibus") laddove si dice che "Entro il 30 giugno 2012 il Ministero dello sviluppo economico provvede all’assegnazione dei diritti d’uso relativi alle frequenze radiotelevisive nel rispetto dei criteri e delle modalità disciplinati dai commi da 8 a 12 dell’articolo 1 della legge 13 dicembre 2010, n. 220 (legge di stabilità ndr), nonchè ". "Molti evidentemente hanno trascurato il fatto che tra le due riunione del CNID (quella del 1° marzo scorso e quella di giovedì), allorquando il ministro Romani propose di anticipare lo switch-off definitivo raccogliendo il diniego delle associazione delle tv locali e delle regioni, il Governo ha approvato un decreto legge contenente una norma che ha come obiettivo la razionalizzazione dello spettro radioelettrico – continua l’ente esponenziale – Il problema, l’abbiamo detto più volte, non è anticipare o posticipare gli switch-off, ma come portare avanti un processo nel miglior modo possibile dal punto di vista normativo, regolamentare e organizzativo senza privilegiare nè danneggiare nessun soggetto". Secondo la FRT, "In questa fase il problema è gestire equamente la scarsezza di risorse frequenziali evitando di traslare il carico solo sulle spalle dei soggetti più deboli, in questo caso delle Tv Locali. Il Ministro Romani sa bene che il processo di digitalizzazione per avere pieno successo dovrà trovare la più ampia condivisione da parte dei soggetti interessati. La FRT ha sempre collaborato con senso di responsabilità alla riuscita degli switch-off, consapevole che il passaggio alla nuova tecnologia rappresenta l’occasione per ammodernare il paese e migliorare l’offerta dei servizi radiotelevisivi. Il contributo della FRT è stato dato con la partecipazione ai tavoli tecnici e politici, alle consultazioni pubbliche, alle audizioni parlamentari, alle iniziative normative e regolamentari, ai convegni e ai seminari, ai gruppi di lavoro e di studio". Per il soggetto portatore di interessi diffusi tra le tv locali "Al momento però non ci sono i presupposti per continuare a condividere il percorso intrapreso perchè sono state cambiate, a partita iniziata, le regole del gioco. La sottrazione di ulteriori 9 frequenze alla Tv Locali senza garantire loro una adeguata contropartita rende ora l’operazione di conversione al digitale terrestre molto delicata". "Le Tv Locali non vogliono mettersi di traverso per puro spirito di ribellione", ha detto il Presidente dell’Associazione Tv Locali FRT, Maurizio Giunco, alla riunione del Cnid di giovedì scorso, "e non occupano gratuitamente le frequenze ma operano in base a regolari autorizzazioni a fronte delle quali pagano una tassa di concessione allo Stato". Il numero delle Tv Locali operanti sulla Banda 800 MHz nelle aree digitalizzate è di 159, alle quali vanno aggiunte le emittenti che trasmettono in analogico. "Gli investimenti stimati sul digitale (solo nelle aree digitalizzate) superano i 500 milioni di euro – precisa la FRT – di conseguenza l’indennizzo non può essere in alcun modo inferiore a tale cifra. Nel frattempo gli emendamenti al decreto legge 31.3.11 n. 34 presentati al Senato da forze bipartizan per far aumentare la percentuale dell’indennizzo alle Tv Locali sono stati ritirati perchè dichiarati inammissibili. Su questo punto Il Ministro Paolo Romani, consapevole del fatto che se le Tv Locali non liberano le frequenze spontaneamente l’Asta sarà destinata a fallire e i tempi della digitalizzazione saranno destinati ad allungarsi, si è impegnato a presentare a giugno, in occasione della presentazione del Documento di Programmazione Economica e Finanziaria (DPEF) una richiesta di aumento dell’indennizzo dal 10% a minimo 20%".