"L’emittenza televisiva locale è ormai allo stremo. Decine di televisioni che occupano oltre diecimila addetti, già indebolite dal passaggio al digitale terrestre, provate dalla critica situazione economica del Paese che ha determinato il crollo delle risorse pubblicitarie, rischiano ora la chiusura in quanto private dell’ utilizzo delle frequenze a causa della politica di assegnazione dal Governo uscente".
Lo denunciano, in una nota congiunta, le sigle sindacali FRT e SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL che ricordano che le tv locali "saranno presto chiamate a liberare i canali dal 61 al 69 per consegnarli alle compagnie telefoniche aggiudicatarie dell’asta del dividendo digitale esterno". "Tutto questo – spiegano gli enti esponenziali – in cambio di un indennizzo da parte dello Stato, ulteriormente diminuito in questi giorni rispetto alle iniziali previsioni di legge, che non basta nemmeno a coprire in minima parte gli investimenti effettuati dalle aziende per il passaggio alla nuova tecnologia diffusiva. A questa situazione già drammatica si aggiunge il taglio dei fondi previsti per l’editoria e per il settore televisivo locale, colpendo i bilanci societari già chiusi a fronte di attività svolte che tenevano conto degli introiti originariamente previsti. Per questo, la FRT e le Organizzazioni Sindacali dei lavoratori del comparto della comunicazione, chiederanno prossimamente un incontro al Ministro dello sviluppo economico anche al fine di valutare l’ipotesi dell’istituzione di un tavolo istituzionale di concertazione. Occorre intervenire al più presto a salvaguardia di migliaia di posti di lavoro ormai seriamente a rischio. E’ necessario ripristinare un modello di mercato equilibrato in termini di risorse, che possa favorire lo sviluppo tecnologico e occupazionale al fine di scongiurare la morte di un settore che da sempre svolge un fondamentale ruolo a garanzia del pluralismo culturale e informativo del territorio", concludono FRT e SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL. (E.G. per NL)