La tv statale dovrebbe possedere soltanto uno o due canali finanziati dal solo canone e tre o quattro di genere tematico; da rivedere la rilevazione degli ascolti.
Il gruppo Discovery Italia non ha peli sulla lingua, arriva subito al dunque e chiede un radicale rinnovamento dell’intero sistema televisivo italiano. In primis una riforma della Rai definita dall’a.d. Marinella Soldi “ormai improrogabile”, come questo periodico aveva riportato nei giorni scorsi. La Rai andrebbe svincolata definitivamente dai meccanismi politici e inoltre per la Soldi "la presenza di quindici canali sulla piattaforma digitale terrestre" sarebbe eccessiva, dal momento che basterebbero "uno o due canali finanziati solo dal canone e non più di tre o quattro canali di genere tematico, finanziati solo con la pubblicità". A seguire urge poi modificare e ristrutturare Auditel (è forte il dubbio che sia ancora in grado di monitorare la complessità dell’intera offerta tv): “sarebbe opportuno iniziare a pensare che a occuparsi di rilevamento degli indici di ascolto sia un ente o una società composta solo da personalità totalmente indipendenti, o che preveda obbligatoriamente un coinvolgimento e una rappresentanza al proprio interno di tutti gli editori del mercato. Abbiamo accolto con favore la decisione del Consiglio di Amministrazione di Auditel di triplicare il campione delle famiglie da 5.000 a 15.000 ma allo stesso tempo – ha proseguito Soldi – temiamo che queste misure impieghino troppo tempo per diventare operative. E soprattutto perché questa decisione è stata presa solo dopo che Sky ha annunciato l’avvio del proprio Smart Panel” (i nostri attenti lettori ricorderanno che la piattaforma di Rupert Murdoch a inizio luglio ha lanciato il suo personale sistema di rilevazione audience, dal momento che per i vertici era forte la necessità di stare al passo con i tempi e di tenere monitorati i consumi tipici dell’era digitale). Marinella Soldi ha puntato il focus anche sulla possibilità di un intervento normativo primario per definire meglio i criteri della numerazione lcn, che vada a limitare le posizioni assicurate alle emittenti locali. “Discovery – ha fatto sapere l’amministratore delegato durante l’audizione di martedì 30 settembre davanti alla commissione Trasporti, Poste e Tlc della Camera – ritiene che la migliore soluzione che garantisca stabilità e affidabilità al sistema sia quella dell’intervento normativo primario che vada a modificare e integrare il testo unico dei servizi media audiovisivi”. La Soldi, che parla in nome di un gruppo che vale un fatturato globale di 5,5 mld di dollari e che negli ultimi 4 anni ha investito nel nostro paese molte risorse, ha chiesto alla Commissione di non introdurre obblighi troppo stringenti relativamente alle quote di budget che i gruppi televisivi devono riservare alle opere europee realizzate da produttori indipendenti dalle emittenti stesse. “La direttiva europea – ha marcato la manager – parla di almeno il 10% del bilancio che i gruppi destinano alla programmazione, mentre l’attuale previsione del Testo unico collega il 10% agli introiti annui netti, ovvero un importo decisamente più rilevante”. L’appello di Discovery verrà accolto, servirà a smuovere le acque oppure resterà tutto invariato? Non resta che attendere i risvolti dei prossimi mesi. (V.R. per NL)