Gli importi dei diritti amministrativi che i network provider DTT devono corrispondere annualmente ex art. 34 D. Lgs 259/2003 potrebbero essere significativamente ridotti con un emendamento alla legge “Europea 2014”, (progetto AC 2977) attualmente all’esame della Camera dei Deputati (a prima firma del relatore in Commissione IX Trasporti, P.T., Paolo Coppola del PD).
Altri emendamenti sempre finalizzati alla soluzione della problematica erano stati presentati nei giorni scorsi dai parlamentari Caparini, Gianluca Pini e Bossi (Lega Nord); da Galgano di Scelta Civica; da Moscatt, Peluffo, Ventricelli, Schirò del Partito Democratico. Ne dà conto in una nota inviata a questo periodico l’associazione Aeranti-Corallo, allineatasi, insieme alla Confindustria Radio-Tv, alle denunce più volte promosse su queste pagine con lo scopo di dipanare il velo su una pericolosissima deriva normativa che avrebbe potuto (rectius, potrebbe) comportare l’azzeramento del comparto tv locale già messo a dura prova dagli effetti della crisi e del passaggio al digitale terrestre. Nel merito, l’emendamento del relatore in Commissione IX prevede, per i suddetti diritti amministrativi, i seguenti importi, da applicarsi sulla base della popolazione potenzialmente destinataria dell’offerta (e, quindi, sulla sola popolazione che viene raggiunta radioelettricamente dal segnale dell’operatore di rete): 1) sull’intero territorio nazionale, 111.000 euro; 2) su un territorio avente fino a 50 milioni di abitanti, 25.000 euro; 3) su un territorio avente fino a 30 milioni di abitanti, 18.000 euro; 4) su un territorio avente fino a 15 milioni di abitanti, 9.000 euro; 5) su un territorio avente fino a 5 milioni di abitanti, 3.000 euro; 6) su un territorio avente fino a 1 milione di abitanti, 600 euro; 7) su un territorio avente fino a 500.000 mila abitanti 300 euro. "Sarebbe, peraltro, auspicabile – spiega il sindacato nella propria nota – un’integrazione dell’emendamento con la previsione di un ulteriore scaglione per gli operatori di rete con popolazione potenzialmente destinataria dell’offerta fino a 10 milioni di abitanti". Il medesimo emendamento, ridefinirà, inoltre, in caso di approvazione, gli importi dovuti annualmente dagli operatori di rete per la tv digitale terrestre per l’utilizzo delle frequenze dei ponti di collegamento (contributo che, in base alla delibera Agcom n. 494/14/CONS, è dovuto in aggiunta a quello per l’uso delle frequenze di diffusione). Secondo la modifica sottoposta al vaglio parlamentare, gli importi dovuti per ogni ponte di collegamento monodirezionale dovrebbero essere i seguenti (occorre tener conto che, di norma, le imprese televisive utilizzano ponti di collegamento con larghezza di banda pari a 28 Mhz): a) euro 2 per ogni Mhz nella gamma di frequenza maggiore dei 14 Ghz; b) euro 4 per ogni Mhz nella gamma di frequenza tra i 10 ed inferiore e pari ai 14 Ghz; c) euro 8 per ogni Mhz nella gamma di frequenza tra i 6 e inferiore ai 10 Ghz; d) euro 16 per ogni Mhz nella gamma di frequenza inferiore ai 6 Ghz. Al riguardo, il coordinatore di Aeranti-Corallo, Marco Rossignoli, ha evidenziato che tali tariffe, "pur non accogliendo integralmente quanto chiesto (cioè che l’uso dei collegamenti di telecomunicazione debba essere compreso nella contribuzione per la concessione dell’uso delle frequenze di trasmissione, senza alcun onere aggiuntivo, come avveniva nel contesto analogico), sono sicuramente enormemente migliorative rispetto a quelle attualmente previste dall’allegato 10 al Codice delle Comunicazioni elettroniche". "Resta, peraltro, ancora da definire – continua l’associazione – la questione relativa ai contributi per la concessione dei diritti di uso delle frequenze degli impianti di diffusione previsti dall’art. 35 dello stesso Codice". Come ricordato qualche giorno fa da Newslinet.it, L’Agcom, con la propria delibera n. 494/14/CONS, ha stabilito i criteri per la determinazione di tali contributi da parte del Ministero dello Sviluppo Economico. Quest’ultimo, con decreto del 29 dicembre u.s., ha previsto, in via transitoria, il pagamento di un acconto pari al 40 percento di quanto versato nel 2013 (quando era vigente il vecchio regime di contribuzione). "La citata delibera Agcom – conclude l’ente esponenziale – attribuisce ampio margine di intervento al Ministero dello Sviluppo economico per quanto riguarda i contributi dovuti dagli operatori di rete locali nonché una gradualità di otto anni per l’applicazione delle tariffe a regime". La discussione del disegno di legge “Europea 2014” riprenderà la prossima settimana in Commissione XIV della Camera dei Deputati. (M.L. per NL)