"Per il rispetto che abbiamo verso tutte le tendenze politiche non avremmo mai voluto esprimerci nei termini che ora stiamo per scrivere".
E’ lapidario il comunicato che ci ha inviato l’associazione di tv locali REA, secondo la quale "Il governo Berlusconi nel quale molti di noi hanno creduto per il rinnovamento del Paese “post prima repubblica” si è rivelato il più acceso massacratore delle libertà democratiche nate dalla Resistenza". "Perfino Tambroni – continua la REA – è da riconsiderare rispetto a Berlusconi. La differenza tra i due uomini politici è che Tambroni mirava a un ripristino nostalgico degli ideali fascisti attraverso la costituzione di superpoteri paralleli a quelli legittimi dello Stato, poi, miseramente sconfitto dalle forze democratiche del Paese e dalla società civile; Berlusconi è determinato nella conquista apparentemente “legale” del terzo potere dello Stato (quello mediatico) attraverso leggi e leggine che accentrano nelle sue mani la proprietà di televisioni, giornali, radio, reti telefoniche, reti di comunicazione di ogni ordine e grado in modo da assicurarsi, una volta uscito di scena dalla politica attiva, il controllo effettivo del Paese. In tale percorso, disgraziatamente, si sono trovate le piccole e medie tv locali condannate a “morte certa” senza possibilità di appello come prevede l’articolo 25 del decreto legge 98/2011 in violazione dell’articolo 24 della Costituzione. In sostanza, diversamente da Tambroni il quale usava i poteri occulti dello Stato per fini unicamente reazionari, Berlusconi avvalendosi del potere costituzionale di promulgare leggi, con il decreto 98/2011 ha cambiato le regole della Costituzione annullando il potere d’intervento della magistratura per fini unicamente personali. La questione è delicatissima e se dovesse passare tale regola legislativa dobbiamo prepararci alla mobilitazione democratica per salvaguardare i diritti costituzionali dei cittadini. Siamo ansiosi di capire quale sarà la posizione del Capo dello Stato anche se negli ultimi tempi ci è sembrato di intuire che Lui, Giorgio Napolitano, per il bene dell’unità nazionale, è contrario a soluzioni traumatiche. Pare preferisca un “mal governo” ad un “non governo” , ma ora la misura è colma e dovrà decidersi se affrontare la questione in termini di appoggio Presidenziale al “governo dei provvedimenti anticostituzionali” o di “garante dei diritti dei cittadini” anche a costo del richiamo alla mobilitazione generale del Paese. Nell’anno della celebrazione dei 150 della unità d’Italia, il nostro Presidente, non può consentire a un manipolo di affaristi di distruggere gli ideali di libertà nazionale. Il 28 luglio 1976 fu pubblicata la sentenza 202 della Corte Costituzionale con la quale, in attuazione dell’articolo 21 della Costituzione, cessò il monopolio radiotelevisivo restituendo al Paese quella libertà d’informazione che il regime fascista aveva soppresso. Il nostro Presidente non può consentire al governo Berlusconi di rimettere in discussione, con i suoi mezzi e per i suoi interessi, trentacinque anni di libertà di antenna". "E’ in questo duro, ma reale contesto politico – prosegue il comunicato dell’ente esponenziale – che si è svolta la consultazione della REA davanti all’Autorità di Calabrò per prendere atto del nuovo piano delle frequenze tv in tecnica digitale per le regioni Liguria, Toscana, Umbria e Marche studiato a tavolino dal Ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani per favorire unicamente i soggetti dominanti RAI e Mediaset e per massacrare le emittenti locali. In sostanza il piano prevede: 1) l’assegnazione delle frequenze pregiate (coordinate con i Paesi confinanti) a RAI e Mediaset; 2) le frequenze non coordinate (ovvero non protette dai segnali esteri) alle locali in base ad una graduatoria che verrà pubblicate nelle prossime settimane e che, come abbiamo già detto, non si potrà ricorrere alla Magistratura per la norma incostituzionale inserita a bella posta dal governo nel decreto legge 98/2011. La consultazione si è conclusa con una retorica quanto inutile rassegna di argomenti relativi alle specifiche tecniche e di norme conosciute". "Non ci resta – conclude il soggetto portatore di interessi diffusi – che confidare in un intervento decisivo del Capo dello Stato affinché blocchi il reazionario disegno politico del governo il quale, siamo convinti, mira dritto alla repressione delle libertà d’informazione, d’impresa e d’intervento della Magistratura al fine della scalata al Terzo Potere dello Stato (quello mediatico) della ditta Berlusconi. La REA, come sempre, è disponibile per una mobilitazione democratica di massa con quelle forze politiche particolarmente sensibili alle libertà costituzionali".