L’Agcom lo aveva già proposto lo scorso anno e ripetuto all’inizio del corrente: bisogna cercare di anticipare i tempi e portare a termine la migrazione generale al digitale, in tutto il Paese, entro la fine del 2011, per non restare indietro, ancora una volta, rispetto ai nostri vicini Spagna e Francia, compagni di classe sempre più bravi di noi.
La prima, infatti, ha già concluso il passaggio al DTT, mentre la seconda lo farà entro l’anno. Vi sono, però, come al solito, molte incognite e molti punti poco chiari attorno alla questione. Primo tra tutti – e hai detto poco – è la resistenza, giustificata, da parte degli operatori locali. Nel marasma generale, con il beauty contest (la gara non competitiva che assegnerà frequenze gratis agli operatori nazionali esistenti e nuovi entranti) alle porte, la messa all’asta delle frequenze UHF 61-69 per il potenziamento della banda larga in mobilità, i controlli a tappeto degli Ispettorati Territoriali del MSE-Com e la protesta più o meno montante (appena quattro giorni gli editori e le loro rappresentanze nazionali si sono riuniti a Roma per discutere il da farsi), anticipare i tempi non pare proprio la soluzione ideale (anche se non farlo creerebbe insormontabili problemi di coordinamento con l’assegnazione del dividendo esterno fissata dalla legge di Stabilità per il settembre prossimo venturo). La pensa diversamente, oltre all’Authority delle Comunicazioni, il consorzio DGTVi cui aderiscono i superplayer italiani (e dal quale le incompatibili tv locali sono tardivamente uscite dopo essere improvvidamente entrate), che già ai primi di gennaio, per bocca del suo presidente Andrea Ambrogetti, si era espresso in questo modo: “Anche noi chiederemo al ministero di anticipare al 2011 lo switch off. Avendo effettuato il passaggio al digitale del 70% della popolazione in due anni, non si capisce perché in un anno non dovremmo riuscire a completare il restante 30%”. Su Digita, la newsletter mensile del consorzio, DGTVi aveva ripreso l’argomento, rilanciando: “Archiviato il 2010, – si leggeva – che ha visto raggiunti tutti gli obiettivi prefissati, è giunto adesso il momento delle decisioni sul calendario degli switch-off 2011. L’Autorità per le Garanzie delle Comunicazioni si è già espressa affinché sia l’anno entro il quale si concludano, anticipandoli, tutti gli switch-off. Alcuni broadcaster nazionali condividono questa posizione mentre le tv locali, preoccupate dalla coincidente gara per l’assegnazione dei canali 61-69, spingono per un rallentamento dei tempi. Al Ministro dello Sviluppo Economico e al Comitato Nazionale Italia Digitale (CNID) spetta la decisione”. E ancora: “Con la Spagna che ha già concluso la transizione e la Francia che si appresta a farlo entro quest’anno, sarebbe davvero un peccato perdere quel primato europeo che l’Italia, per una volta, aveva conquistato. Anche nell’interesse degli utenti ancora in analogico e delle imprese che devono sopportare la coesistenza di trasmissioni diverse. Occorre accelerare, – conclude – soprattutto nelle decisioni, per portare in digitale quell’ultimo 30% del Paese che non può essere discriminato”. Il calendario provvisorio, al momento, prevede il digitale per Abruzzo, Basilicata, Liguria (tranne La Spezia), Marche, Molise, Puglia (esclusa la provincia di Foggia) e le province di Cosenza e Crotone entro il 2011. Toscana, Umbria, provincia della Spezia e provincia di Viterbo, Sicilia e Calabria, invece, dovranno aspettare il 2012. DGTVi propone, invece, il passaggio di Abruzzo, Marche e Molise nel primo semestre di quest’anno, con il secondo semestre dedicato a Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia. A rendere la situazione ancora più intricata e complicata ci si mettono, poi, alcuni esponenti di istituzioni locali, come Oreste Giurlani, dell’Uncem Toscana, che ha annunciato a sorpresa come “molto probabile” lo switch off della Toscana entro giugno. “In Toscana (dove lo spegnimento del segnale analogico era previsto per il prossimo anno, ndr) non siamo pronti. – ha detto, però, Giurlani – Lo switch off causerà problematiche agli utenti e anche alle emittenti televisive, specie quelle locali”. L’ultima parola, però, come sempre, spetta al MSE-Com di Paolo Romani, che per il momento tentenna. (L.B. per NL)