Riceviamo e pubblichiamo dall’associazione CNT-Terzo Polo Digitale il seguente comunicato. "Il CNT-TPD ha presto tradotto in pratica quanto stabilito dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) con una delibera del 7 aprile 2009 che avvia il percorso per il definitivo spegnimento delle reti analogiche e la conversione delle reti digitali esistenti.
Un prossimo disastro. Si va già predicando che per effetto di tale delibera Rai e Mediaset avranno un multiplex in meno. Fantasia. Andiamo con ordine: la delibera riguarda le reti digitali (multiplex) in Dvb-T. Rai e Mediaset ne avranno due per l’analogico e due per il digitale. Mediaset, oggi, ha due reti digitali in Dvb-t e tre reti analogiche. Telecom Italia Media, che ha due reti analogiche e due digitali, ne avrà tre, mentre una è prevista per Rete A, Europa 7, D-Free e ReteCapri (che insiste per averne due, avendo già due mux operativi denominati Alfa e Omega). In tutto, sedici reti nazionali, alle quali si aggiungono le cinque che, come detto, saranno assegnate con procedura competitiva: per tre reti sono escluse Rai e Mediaset e TI media che potranno entrare in gara per le altre due. Rai e Mediaset potranno conquistarne una a testa, la quinta, con l’obbligo, per cinque anni, di cedere a terzi il 40% della capacità trasmissiva della quinta rete. A queste 21 reti nazionali (16+5) in DVB-T, però, se ne devono aggiungere, per le tv nazionali, 3 o 4 in Dvb-H per un totale di 25 reti digitali nazionali. Tre per la tv mobile sono già assegnate, una a Rai, una a Mediaset e la terza a H3G. La quarta, se ci sarà spazio nell’etere, andrà in gara. Mediaset e Rai potranno quindi arrivare a cinque reti più una per la tv mobile!, con il solo limite del 40% su una rete per cinque anni. Questa riserva è solo l’ultima trovata furbesca per confermare il monopolio, creare barriere insuperabili all’ingresso. Anche il più sprovveduto operatore sa bene che pochi canali gestiti da terzi e per giunta divisi su vari multiplex non potranno competere con la potenza di fuoco di Rai e Mediaset. Si ricordi, inoltre, che in Sardegna, la cui situazione è stata contestata dalla commissione Ue, che ha preteso di stabilire nuove regole, Rai e Mediaset hanno cinque reti in Dvb-t più una in Dvb-h. TiMedia ha quattro reti e, a meno di non vincere una gara cui difficilmente parteciperà, sarà l’unica ad averne realmente una in meno. Altro che pluralismo. Si conferma, come temeva il CNT-TPD, la trasposizione del duopolio dall’analogico al digitale. Per effetto della delibera, inoltre, ad avere la peggio saranno le televisioni locali che, oltre agli ancora persistenti problemi di disparità e non pluralismo nel mercato della programmazione, degli impianti di trasmissione, ecc., devono subire la potenza di fuoco dei riconfermati duopolisti. Insomma, si rischia di ritornare ai tempi del Decreto Legge Pagani degli anni ‘90, quando oltre 500 emittenti locali rischiavano di essere cancellate; allora il CNT-TPD paragonò tali emittenti alle alici: dalle profondità del mare attaccate dai predatori come Mediaset, e in superficie attaccate dai gabbiani come la Rai. Oggi, le emittenti locali tornano ad essere alici, stavolta attaccate in profondità dai predatori Rai e Mediaset, mentre in superficie arriva l’attacco del monopolista satellitare Sky e quello delle istituzioni governative".
Un prossimo disastro. Si va già predicando che per effetto di tale delibera Rai e Mediaset avranno un multiplex in meno. Fantasia. Andiamo con ordine: la delibera riguarda le reti digitali (multiplex) in Dvb-T. Rai e Mediaset ne avranno due per l’analogico e due per il digitale. Mediaset, oggi, ha due reti digitali in Dvb-t e tre reti analogiche. Telecom Italia Media, che ha due reti analogiche e due digitali, ne avrà tre, mentre una è prevista per Rete A, Europa 7, D-Free e ReteCapri (che insiste per averne due, avendo già due mux operativi denominati Alfa e Omega). In tutto, sedici reti nazionali, alle quali si aggiungono le cinque che, come detto, saranno assegnate con procedura competitiva: per tre reti sono escluse Rai e Mediaset e TI media che potranno entrare in gara per le altre due. Rai e Mediaset potranno conquistarne una a testa, la quinta, con l’obbligo, per cinque anni, di cedere a terzi il 40% della capacità trasmissiva della quinta rete. A queste 21 reti nazionali (16+5) in DVB-T, però, se ne devono aggiungere, per le tv nazionali, 3 o 4 in Dvb-H per un totale di 25 reti digitali nazionali. Tre per la tv mobile sono già assegnate, una a Rai, una a Mediaset e la terza a H3G. La quarta, se ci sarà spazio nell’etere, andrà in gara. Mediaset e Rai potranno quindi arrivare a cinque reti più una per la tv mobile!, con il solo limite del 40% su una rete per cinque anni. Questa riserva è solo l’ultima trovata furbesca per confermare il monopolio, creare barriere insuperabili all’ingresso. Anche il più sprovveduto operatore sa bene che pochi canali gestiti da terzi e per giunta divisi su vari multiplex non potranno competere con la potenza di fuoco di Rai e Mediaset. Si ricordi, inoltre, che in Sardegna, la cui situazione è stata contestata dalla commissione Ue, che ha preteso di stabilire nuove regole, Rai e Mediaset hanno cinque reti in Dvb-t più una in Dvb-h. TiMedia ha quattro reti e, a meno di non vincere una gara cui difficilmente parteciperà, sarà l’unica ad averne realmente una in meno. Altro che pluralismo. Si conferma, come temeva il CNT-TPD, la trasposizione del duopolio dall’analogico al digitale. Per effetto della delibera, inoltre, ad avere la peggio saranno le televisioni locali che, oltre agli ancora persistenti problemi di disparità e non pluralismo nel mercato della programmazione, degli impianti di trasmissione, ecc., devono subire la potenza di fuoco dei riconfermati duopolisti. Insomma, si rischia di ritornare ai tempi del Decreto Legge Pagani degli anni ‘90, quando oltre 500 emittenti locali rischiavano di essere cancellate; allora il CNT-TPD paragonò tali emittenti alle alici: dalle profondità del mare attaccate dai predatori come Mediaset, e in superficie attaccate dai gabbiani come la Rai. Oggi, le emittenti locali tornano ad essere alici, stavolta attaccate in profondità dai predatori Rai e Mediaset, mentre in superficie arriva l’attacco del monopolista satellitare Sky e quello delle istituzioni governative".