"Non possiamo non tornare sulla grave situazione venutasi a creare dopo l’adozione della delibera del 6 aprile scorso da parte dell’Agcom in merito al passaggio dal sistema televisivo analogico a quello digitale", scrive sul proprio bollettino settimanale l’associazione di emittenti locali e nazionali indipendenti CNT-TPD. "La situazione si è aggravata ulteriormente poiché in seguito all’emanazione di tale delibera l’Unione europea ha sospeso la procedura di infrazione contro l’Italia riguardante alcune norme della legge Gasparri che consentono la concentrazione in un solo soggetto di frequenze televisive", prosegue il sindacato che ha quale associata di punta Retecapri. "Lo ha annunciato il presidente dell’Agcom Corrado Calabrò, a margine di un’audizione in Vigilanza Rai. Obiettivo, dunque, è “la definitiva chiusura del procedimento”, ha confermato il sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani, evitando così il rischio di un deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia europea e di pesanti multe. Ricordiamo che nella lettera inviata dalla Ue all’Italia, Bruxelles di fatto bocciava le soluzioni proposte dall’esecutivo italiano per uscire dall’illegalità creata dalla Legge Gasparri", puntualizza il CNT-TPD. "Per l’Europa, infatti, non viene garantito che Rai e Mediaset perdano i privilegi acquisiti negli anni, nemmeno con il passaggio dalla televisione analogica a quella digitale terrestre. La Commissione aveva aperto la procedura con una lettera di messa in mora all’Italia del luglio 2006, inviando poi a Roma, dopo un intervallo insolitamente lungo (un anno invece degli usuali due mesi) un ‘parere motivato’ il 19 luglio 2007. Un anno e mezzo dopo, la procedura è ancora ferma (anche se "aperta"). Nei casi ‘normali’, se lo Stato membro destinatario di un parere motivato non risponde entro pochi mesi modificando le norme sotto accusa, la Commissione adisce la Corte europea di Giustizia", insiste l’associazione. Il CNT-TPD reputa assolutamente grave la sospensione della procedura di infrazione poiché "il Governo italiano sta tentando di salvarsi dalle sanzioni dell’UE gettando fumo negli occhi alla Commissione, in particolare alle commissarie Reding e Kroes, facendo loro credere che con una decisione mirata dell’autorità di settore “indipendente” si possa ora decantare la discesa in terra italiana del tanto auspicato pluralismo". Il CNT-TPD, come già denunciato in un proprio comunicato e nel numero scorso del proprio settimanale, torna a precisare che "tale decisione non fa altro che assicurare un parco frequenze identico in proporzione ai duopolisti Rai e Mediaset trasponendo di fatto il duopolio stesso nel nascendo sistema digitale terrestre". Il sindacato televisivo, pertanto, "invita la Commissione Europea a prendere atto dell’attuale sistema e di come, precisamente, si concretizzerà il panorama nel DTT, in modo da poter rendersi conto che la denuncia della gravità della situazione è totalmente fondata. il senatore Vincenzo Vita (Pd) spiega bene quando denunciato dal CNT-TPD: “Con la delibera dell’Agcom sulla gara per il dividendo digitale si rischia una "Mammì bis. “Il rischio – ha sottolineato Vita – è che questa delibera, che poteva essere l’ultima finestra per uscire dal duopolio/monopolio, scatti una fotografia dell’esistente, come accadde con la legge Mammì per l’analogico”.