Scrive l’associazione di tv locali e nazionali indipendenti CTN-TPD nel proprio bollettino settimanale: "Il digitale terrestre bussa alla porta e il CNT-TPD è sempre più preoccupato per il futuro delle emittenti indipendenti e locali. E’ ormai assodato che il Governo non ha fornito (ne’ dimostra di farlo) “ossigeno” sufficiente per la loro sopravvivenza, pensando solo ad accelerare il passo per uscire dall’impasse europea e salvarsi dalle pesanti sanzioni economiche in tema di “pluralismo non garantito”. Il sindacato di Costantino Federico prende poi le distanze da altre associazioni: "Il grido di allarme del CNT-TPD si fa ancor più forte leggendo quanto ha scritto l’Aeranti-Corallo, una delle associazioni che dovrebbe tutelare le emittenti locali; pare, infatti, che l’associazione non vede nero sul futuro delle emittenti locali con il digitale terrestre: "A noi interessa – scrive l’associazione – che ciascuna tv locale diventi operatore di rete avendo assegnata una frequenza, senza accordi forzati imposti dallo Stato”. A loro dire pare tutto a posto: le tv nazionali hanno ora un tetto ben preciso, quello di 24 frequenze per altrettanti multiplex, di cui tre per la tv mobile in Dvb-h. Se ci sono 55 frequenze utilizzabili, come nella zona Torino-Cuneo, non c’è problema a dare una frequenze a ciascuna delle 25 tv locali. Come è possibile poter dire che il futuro non è nero? Il CNT-TPD ricorda che allo stato è difficilissimo per molte tv locali trovare risorse tali per cui ciascun operatore di rete locale potrà offrire sei canali tv o due ad Alta Definizione! Forse non ci si rende conto degli sforzi economici che stanno compiendo gli imprenditori locali per il passaggio al digitale, investimenti dissanguanti, in un periodo già duro per la crisi. Chi resta, lo fa nella piena solitudine. Con poche certezze, e con i contributi statali in via di drastica riduzione. Come si può parlare di futuro? E mettiamo il caso che gli operatori locali decidessero di vendere parte del loro spazio, non tutte potranno farlo visto che c’è un tetto massimo a livello nazionale e chi può comprare sono solo i “giganti”, Rai e Mediaset (e anche se questo fosse possibile, si immagini la ripercussione in termini di pluralismo). A confermare la fotografia del CNT-TPD, basta leggere ciò che pochi giorni fa ha detto lo stesso direttore generale della Rai, Mauro Masi, in audizione in vigilanza Rai: ”occorre fare investimenti ingenti”. Questo, quindi, rende ben chiara quale sia la situazione al momento, fermo restando gli altri problemi, ancora gravanti, accesi dai recenti provvedimenti normativi che sono intesi ad affondare anche le tv nazionali indipendenti (mux assegnati, numerazione LCN, ecc.)".