La Federazione Radio Televisioni (FRT) commenta la riunione del CNID tenutasi a Roma il 1° marzo scorso, definita "di natura interloculoria".
"Infatti, nessuno dei partecipanti, quantomeno tra i rappresentanti delle Tv Locali, si aspettava particolari sorprese o di uscire dalla riunione con l’adozione di decisioni operative e definitive", osserva la federazione in una nota. "Al termine della seduta, e dopo aver ascoltato le posizioni dei rappresentanti delle Associazioni e delle Regioni, il Ministro Paolo Romani, ha concesso una pausa di riflessione di due settimane, che dovrebbero servire per fare gli opportuni accertamenti tecnici al fine di verificare la possibilità di procedere con gli switch-off. A metà marzo dunque sarà riconvocato il Comitato per assumere le decisioni del caso. Il Ministro tuttavia, pur senza troppa convinzione, ha provato lo stesso a proporre ai partecipanti una ipotesi di calendarizzazione delle aree tecniche da digitalizzare nel 2011-2012. La proposta prevede il passaggio al digitale terrestre nel secondo semestre 2011 di Liguria, Toscana, Umbria, provincia di Viterbo, Abruzzo, Molise e provincia di Foggia. Nel primo semestre del 2012, quindi in anticipo di un semestre sull’attuale calendario, toccherebbe, secondo la proposta di Romani a Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia". "La proposta – continua l’ente esponenziale – non ha trovato la condivisione delle Associazioni delle Tv Locali che, appoggiate dai delegati delle Regioni, hanno rappresentato con decisione tutte le preoccupazioni del settore. Le ragioni della mancata condivisione del piano presentato dal Ministro stanno nell’assoluta impossibilità di procedere alla conversione 1 a 1 (una frequenza digitale per ogni analogica convertita). Rispetto agli switch-off fin qui effettuati (comunque non senza difficoltà) le condizioni sono radicalmente mutate a causa della riduzione delle risorse disponibili per le tv locali alle quali saranno sottratte le nove frequenze della Banda 800 Mhz (Canali 61-69) da mettere all’asta a favore delle compagnie telefoniche". "Con 17/18 frequenze disponibili per le tv locali – insiste il portatore di interessi diffusi – è praticamente impossibile digitalizzare regioni come la Toscana, la Puglia e la Sicilia, senza considerare l’impatto interferenziale con la Corsica – che migrerà al digitale il prossimo 26 maggio – per Liguria e Toscana. Ma i problemi della scarsità di frequenze è di più ampia portata e riguarda anche le regioni già digitalizzate. Qui i problemi sono ancora più seri, perchè in queste aree le imprese hanno già investito considerevoli somme per la conversione degli impianti. Attualmente parecchie decine di emittenti trasmettono in digitale utilizzando le frequenze 61-69". "Per il rilascio di dette frequenze – conclude il sindacato televisivo – è prevista la corresponsione di un indennizzo ritenuto insufficiente dalle emittenti locali le quali, oltre ad essere state pesantemente danneggiate dal digitale terrestre in termini di perdita di ascolti e, conseguentemente, di ricavi, temono di non recuperare nemmeno le somme investite negli impianti". (A.M. per NL)