Un anno. Tanto è durata l’esperienza della prima emittente che ha seriamente tentato di competere con Mediaset sul mercato dei diritti delle partite di calcio in digitale terrestre.
“Dahlia partiva con un livello competitivo più basso delle altre. – ha detto Filippo Chiusano, l’editore laziale che si era lanciato nell’avventura di Dahlia, nel corso della sua dichiarazione di resa – Mediaset doveva comprare i diritti ma la banda l’aveva. Dahlia doveva comprare banda e diritti. La somma di queste due voci rende l’affare impraticabile”. Chiusano c’ha provato in tutti i modi a salvare la propria creatura, chiedendo ai propri creditori di rinunciare a una parte dei propri crediti. Aveva detto di sì la Lega Calcio, rinunciando – con un gesto che le fa onore – ai propri profitti, in nome della competitività del mercato dei diritti calcistici. Ha detto di no, invece, Telecom Italia Media, che per bocca del suo ad Gianni Stella, ha annunciato che non avrebbe concesso nessuna deroga a Chiusano e che per continuare ad affittargli la banda avrebbe preteso una fidejussione bancaria con la somma dovuta da parte di Dahlia. Somma che la tv, al momento non possedeva, e quindi ciao ciao. Dahlia, ricordiamolo, è un content provider, nato grazie alla collaborazione tra l’editore, Chiusano, la società svedese Wellenberg e, appunto, Ti Media, che dallo scorso anno fornisce banda per la trasmissione al primo, piccolo, concorrente di Mediaset sul mercato dei diritti del calcio in digitale terrestre. Con questo gesto i vertici della società telefonica hanno dato un chiaro segnale di non voler fare sconti, e poco importa incoraggiare la concorrenza: non sarà un caso che il presidente di Ti Media, oggi, è Pietro Vigorelli, uno che, secondo quanto si legge sul sito dell’Ami, nel 1994, quando Berlusconi vinse le elezioni, correva per i corridoi di Saxa Rubra avvolto in una bandiera di Forza Italia. Un regalo o un favore a Mediaset, allora? Se non nelle intenzioni (vogliamo essere magnanimi), per lo meno nei fatti. Chi erediterà, infatti, i diritti delle partite lasciate scoperte da Dahlia (questa domenica alcuni match non saranno “coperti”), se non Mediaset? Il gigante e la formica, quindi. Con Dahlia travolta dai debiti, Telecom che non ne vuol sapere di farle un favore per salvarla, e il gigante mangiatutto, Mediaset, che come al solito ci guadagna. Occorre ricordare, inoltre, che il CdA di Ti Media che ha appena deciso, in un istante, di eliminare l’unica forma di concorrenza sul mercato calcistico del digitale terrestre, è in scadenza, e con ogni probabilità a breve Stella e gli altri diranno addio alla società. Un ultimo favore all’editore del Biscione in vista di una collocazione futura, dopo l’esperienza in Telecom Italia Media? Non l’hanno pensato solo i maligni. Fatto sta che da oggi è ufficiale: Dahlia chiude. Lo ha reso noto la stessa emittente con un comunicato stampa apparso sul propri sito. “Dahlia TV ed il suo team – si legge – sono spiacenti di comunicare che, nonostante tutto l’impegno profuso in questi mesi per offrire il miglior servizio e ricambiare la fiducia accordata dai propri Clienti, si trovano costretti ad interrompere le trasmissioni. Ringraziamo e ci scusiamo con tutti i Clienti e gli appassionati che ci hanno scelto e ci hanno seguito fino ad oggi”. Ad ogni modo, Chiusano, l’editore, sa con chi prendersela: ci avevano creduto tutti in questa piccola realtà, senza pretese di generalismo (solo sport e intrattenimento erotico), eccetto Telecom. “Nel piano di salvataggio – dice – avevo chiesto l’azzeramento per un anno e mezzo di queste due voci (costi di affitto di banda, da pagare a Ti Media, e diritti, da pagare alla Lega, ndr). La lega mi ha detto di sì, Telecom mi ha detto di no”. “Non abbiamo chiesto a TI Media di fornirci una consulenza sul calcolo delle probabilità – continua – ma di confermare se è disposta o meno a fornire la banda alle condizioni che le sono state prospettate. Tale disponibilità ci era stata formalmente prospettata ed è stata verbalizzata dallo stesso dottor Stella nel corso dell’ultima assemblea di Dahlia tenuta il 22 febbraio”. E invece no. Dahlia, quindi, chiude, lasciando a casa 150 giovani collaboratori, tra cui 25 giornalisti, e lasciando che Mediaset erediti i diritti delle squadre del campionato di A e B che questa deteneva. Addio, Dahlia, la tua favola era troppo bella per essere realtà. (G.M. per NL)