Il provvedimento del 23/01/2012 del MSE regolante l’attribuzione delle misure compensative finalizzate al volontario rilascio di porzioni di spettro funzionali alla liberazione delle frequenze nella banda 790-862 MHz (canali 61-69 UHF) è stato sospeso dal TAR Lazio.
Orbene, ammesso e non concesso che la più parte delle tv locali siano compiaciute della decisione cautelare dei giudici amministrativi – posto che molte di loro ambivano a far cassa per lenire le sofferenze economico-finanziarie contingenti – va detto che l’efficacia nel tempo del provvedimento è tutta da verificare. In primo luogo, perché il ministero di Passera (col supporto degli operatori telefonici assegnatari delle risorse del dividendo esterno) certamente appellerà al Consiglio di Stato il decreto reso inaudita altera parte (quindi in difetto di contraddittorio) dai primi giudici. In secondo luogo, in quanto, nell’ipotesi che il CdS non sospendesse l’efficacia la decisione monocratica del TAR, occorrerà verificare se alla Camera di Consiglio del prossimo 18/04 l’orientamento dei magistrati di prime cure sarà confermato. Per il momento ci limitiamo ad osservare come la recente esperienza giudiziaria del logical channel numbering (LCN) abbia mostrato la tendenza dei supremi giudici amministrativi di non intralciare il complesso percorso di digitalizzazione della tv italiana, valutando come primaria la tutela degli utilizzatori finali del mezzo televisivo e cioè i telespettatori che, in questo caso, sono anche i beneficiari ultimi dello sviluppo del web mobile, che sulle risorse del digital dividend esterno si fonda.