Il CdS censura nuovamente la gestione dell’etere da parte del regolatore. Si complica ulteriormente la problematica relativa ai diritti d’uso DTT.
Dopo i ricorsi presentati dai player nazionali RAI, Mediaset, Cairo (La 7), Retecapri, Prima Tv contro il Piano Nazionale di Assegnazione delle Frequenze (PNAF 2018), la segnalazione dell’Agcom al governo (sulla ritenuta inadeguatezza del PNAF stesso redatto sulla base di limitativi ed anacronistici presupposti che andrebbero adeguati alle sopravvenute esigenze del mercato dal legislatore) e le (tardive) lamentele delle emittenti locali, un’altra tegola cade sulla testa del regolatore a seguito di una sentenza del Consiglio di Stato (CdS).
L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, dispone il CdS, dovrà infatti considerare che Persidera, società che fa capo a Telecom Italia e alla Gedi di Carlo De Benedetti (ed i cui 5 mux nazionali DTT sono da tempo sul mercato con manifestato interesse di RAI), fu trattata con sfavore al momento dell’assegnazione delle frequenze per il passaggio al digitale e ora si dovrà riequilibrare la situazione.
Con una sentenza pubblicata ieri dal CdS sul ricorso presentato da Persidera che chiedeva l’assegnazione di un ulteriore multiplex, un blocco di frequenze che consente la trasmissione di più canali in contemporanea, e un risarcimento per il danno, i supremi giudici amministrativi hanno aggiunto un nuovo capitolo alla travagliata storia del DTT italiano.
Nel merito, nel 2009 al momento dell’assegnazione delle frequenze per le trasmissioni in digitale, a Rai e Mediaset, fu consentito di continuare a godere del maggior numero di canali che le due società “storicamente gestivano”, malgrado una sentenza della corte di Giustizia europea aveva sentenziato che con il trattamento di riguardo ricevuto dai due gruppi questi avessero superato il tetto antitrust.
Oggi i magistrati amministrativi del CdS hanno respinto la richiesta della società di Telecom e De Benedetti di avere il multiplex e il riconoscimento del danno. Ma hanno anche ordinato all’Agcom di tenere conto di quella situazione di squilibrio di partenza e porvi rimedio nell’assegnazione delle nuove frequenze che si avrà con il passaggio della banda 700 MHz alle società telefoniche. In caso di inerzia dell’Agcom, i giudici si sono riservati di intervenire di nuovo sulla questione (presumibilmente attraverso la nomina di un commissario ad acta).
Con la prossima assegnazione della banda 700 MHz per la telefonia mobile, processo che avverrà da qui al 2020, si libereranno nuove risorse che secondo quanto richiesto dal consiglio di Stato potrebbero sanare il trattamento di sfavore contro Persidera. (E.G. per NL – fonte Reuters)