“Il ministro Passera rispetti la scadenza e dica entro il 20 aprile se è pronto a lanciare l’asta competitiva per le frequenze tv del passaggio al digitale”.
A lanciare l’appello, a un mese dalla fine della ‘pausa di riflessione’ indetta alla sospensione del beauty contest da parte del governo Monti, è il Partito Democratico e il suo dipartimento Informazione, sostenuto anche da Idv, Udc e Art. 21, oltre che dalle tv locali e dalle 250 emittenti a rischio chiusura. “Il passaggio 1 a 1 è già avvenuto gratis, sia per Mediaset che per la Rai – sottolinea il senatore Vincenzo Vita (Pd) -. Qui parliamo dei sei multiplex aggiuntivi richiesti dall’Europa. Al ministro chiediamo che vadano ad asta competitiva, come già avvenuto per la telefonia, e che il 30% delle frequenze sia assegnato alle tv comunitarie. Non vogliamo pensare – conclude – che le questioni delle frequenze e della Rai siano sottratte al dibattito perché ritenute tabù. Così come spero siano solo voci quelle di una mediazione con asta competitiva al ribasso. Sarebbe terribile”. “Se Passera non risponde, vuol dire che questo è il tallone del controllo difficile da smuovere”, commenta Pancho Pardi (Idv), convinto sia tempo di “mettere in campo anche iniziative pubbliche dei cittadini”, forte delle 140 mila firme raccolte dall’organizzazione Avaaz “perché Passera annulli il regalo fatto a Mediaset – riporta Giulia Innocenzi – e dei 50 mila cittadini che si sono detti pronti a partecipare all’asta purché non vada deserta”. Giuseppe Giulietti (Articolo 21) esorta Monti a nominare “un comitato che segua tutta la questione delle frequenze, segnalando a Italia ed Europa eventuali irregolarità, e anche un presidente dell’Autorità che non sia garante degli equilibri esistenti”. Violazioni della legge, “regali a Berlusconi”, soppressione della pluralità dell’informazione “più che con la legge bavaglio” sono le accuse che arrivano dalle emittenti locali. “Con 50 canali – dice Bruno De Vita, presidente di Tele Ambiente – Mediaset ha il controllo di mercato e informazione, con un peggioramento dei programmi che sta influenzando anche la Rai”. “Non è riuscita a farci chiudere la mafia, ora ci pensa lo Stato – incalza duro Pino Maniaci direttore di Telejato -. Si é detto che Monti sia in qualche modo condizionato da Berlusconi, perché se tocca le tv lo mandano a casa. Ma il centrosinistra è pronto a mandare a casa Monti se non fa questa legge?”. Non crede a un ricatto, ma piuttosto a un “discorso di politica” Roberto Rao (Udc), che ammette: “Il coraggio di mandare a casa Monti non lo abbiamo, ma non possiamo neanche permetterci di considerare questi temi un tabù. Porremo in primo piano la questione delle frequenze e della Rai. Esistono sensibilità anche nel Pdl, ma lì c’é il ‘richiamo della foresta’ su argomenti che non si toccano”. (ANSA)