Mentre i sondaggi registrano un PDL in caduta libera nelle preferenze politiche degli italiani (22-25%), s’infiamma la polemica sull’assegnazione gratuita dei 6 multiplexer nazionali del dividendo interno (cd. beauty contest).
L’assegnazione a pagamento di sei vettori nazionali DTT (che, allo stato, dovrebbero invece essere attribuiti senza esborso economico alcuno a Mediaset, RAI, Telecom Italia Media e Sky) potrebbe valere per le casse pubbliche tra 1,6 e 6 miliardi di euro. Una cifra notevole, che potrebbe ridurre la pressione del controverso contributo di solidarietà (3,8 miliardi di euro in tre anni) e della Robin Hood Tax (3,6 mld), oppure sciogliere il nodo gordiano delle pensioni (4 mld), che sta logorando i rapporti tra Berlusconi e Bossi (che cerca, con immane fatica, di tenere insieme una Lega pure in pericolosa picchiata, col 7% delle preferenze dei votanti). ”Fermo restando che firmeremo e voteremo un emendamento che obblighi alla gara pubblica, ci sentiamo di porre all’Agcom e al Governo una semplice domanda: se l’assegnazione a Mediaset e Rai delle nuove frequenze digitali tv e’ a titolo gratuito, diciamo un simpatico cadeau per le aziende del Presidente del Consiglio, invece che mediante una regolare asta la quale potrebbe fruttare tre miliardi di euro, siamo sicuri che l’operazione non sia un vero e proprio illecito penale e contabile?”, chiede Carmelo Briguglio, vicepresidente vicario dei deputati di FLI sintetizzando un pensiero comune in tutta l’opposizione. Aggiungendo una considerazione: ”Gradiremmo una risposta non a noi, ma agli italiani che in fondo sono gli ‘azionisti’ sia del Governo, sia delle Autorita’ indipendenti, sia di noi parlamentari”. Gli fa eco Roberto Rao, capogruppo UDC in commissione parlamentare di Vigilanza RAI: "Un’asta per l’assegnazione delle frequenze tv digitali risponderebbe innanzitutto a un’esigenza di equità e trasparenza, principi che questo governo ha finora maltrattato. Siamo ancora in attesa di sapere perché sono state sottratte le frequenze da 61 a 69 solo alle emittenti locali e perché è stato consentito agli operatori nazionali già presenti sul mercato di partecipare al ‘beauty contest’ per i nuovi multiplex – continua Rao – Solo nei paesi dove la democrazia e dunque il pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo non sono di casa viene concessa la possibilità di fare informazione in base a criteri discrezionali. Un conto è mettere tutti in condizione di aggiudicarsi questi spazi, un altro è favorire i soliti noti: bella differenza, solo questo esecutivo fatica inspiegabilmente a coglierla". Per Vincenzo Vita, senatore del PD e membro della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, "è molto positivo che la proposta di un emendamento al decreto anticrisi finalizzato a fare una vera e propria asta competitiva per le frequenze televisive digitali stia riscuotendo interesse e consenso. E’ importante che già nelle prossime ore si stabilisca un fronte comune finalizzato a far prevalere finalmente l’interesse generale in un settore dominato da quelli particolari. Uno innanzitutto: gli editori non siano giudicati o pre-giudicati per la loro grandezza o per il loro cognome. Il digitale deve ridiventare l’occasione per disegnare un vero pluralismo del sistema. E con le risorse incassate si puo’ eliminare almeno una parte degli odiosi tagli alla cultura e allo stato sociale". (M.L. per NL)