DTT, Beauty Contest: emendamento PD per trasformare il concorso di bellezza in un’asta al rialzo all’esame della Commissione Bilancio del Senato

Mentre mancano pochissimi giorni all’apertura della pre-selezione dei partecipanti al beauty contest, l´asta non competitiva organizzata da Romani pare più che mai a rischio.

Stretta tra i continui ricorsi degli operatori potenzialmente tagliati fuori (non ultimo quello di TI Media, che teme di perdere il confronto nel lotto B con i giganti Rai e Mediaset e ha chiesto al TAR l’annullamento della gara) e nuove grane dovute alla complicatissima situazione economica del paese, la definizione della questione del dividendo si allontana all’orizzonte. Ieri la Commissione Bilancio del Senato si é riunita per esaminare il decreto-legge del 13 Agosto 2011, n. 138, “recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo”. Tra i punti che la commissione si é trovata a esaminare c´era anche un emendamento presentato dal PD – e firmato dal senatore Luigi Zanda, dal Ds Vincenzo Vita e dal portavoce di Articolo 21 Vincenzo Giulietti – che chiede di trasformare il beauty contest, uno degli scempi del Ministero per lo Sviluppo Economico-Comunicazioni, in una normale gara d’asta. Tutti sappiamo, infatti, che il governo Berlusconi ha scelto già lo scorso anno di destinare i sei multiplex del cosiddetto dividendo interno a una gara non competitiva in cui non saranno i migliori offerenti bensì gli editori con maggiori credenziali in termini di qualità del segnale, diffusione sul territorio, know how, esperienza e tecnologie ad aggiudicarsi le frequenze. Con ovvi, palesi, lapalissiani, vantaggi per i grandi colossi Rai, Mediaset e Ti Media. Alla faccia dei benefici per i nuovi entranti sul mercato. Negli ultimi giorni, viste le feroci polemiche sul decreto-legge che spolperà gli italiani di oltre cinquanta miliardi di euro nei prossimi due anni (ormai si parla di cinquantacinque), anche il discorso del beauty contest, che pareva per certi versi già archiviato, pare rimettersi in discussione. A fronte di una finanziaria che più lacrime e sangue non si può, con Tremonti che forbice alla mano oramai cerca di tagliare l’intagliabile e un governo sull’orlo di una crisi di nervi, qualunque regalo viene avvertito come uno schiaffo agli italiani. Ecco perché il PD deve aver deciso di fare finalmente un po’ d’opposizione seria e nei giorni scorsi ha presentato un emendamento da discutere in Commissione Bilancio, che mira a trasformare il beauty contest in una normale gara al rialzo, dalla quale lo Stato, invece di sfornare l’ennesimo assist alle tv del Presidente, potrebbe ricevere da 1,2 fino a 6 miliardi di euro. Magari risparmiando su pensioni, IVA o quant’altro. Le frequenze sono “un bene pubblico che non può essere regalato, soprattutto in questo momento. – dice Zanda a Repubblica – L’asta sarebbe molto conveniente per l’Italia. Siamo forti del sostegno di tutta l’opposizione e non vedo perché la maggioranza dovrebbe mettersi di traverso: sarebbe contraddittorio e dannoso per il Paese”. Il 6 settembre, intanto, si chiudono i termini per la presentazione delle candidature per il concorso di bellezza, dopodiché partirà la preselezione, cui Mediaset e Rai si presenteranno a petto in fuori. Sempre che la Commissione Bilancio non blocchi tutto. (G.M. per NL)

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