I fornitori di servizi di media audiovisivi locali hanno avuto 7 giorni di tempo per presentare le richieste di chiarimenti dopo la pubblicazione dei bandi areali (avvenuta il 23/07/2021). Il termine per presentare le richieste è scaduto il 30/07/2021: siamo ad esattamente un mese di distanza e… nulla. Ma per gli operatori di rete della seconda tornata di assegnazione dei diritti d’uso è andata anche peggio. I quesiti relativi alle procedure potevano essere proposti per cinque giorni dalla pubblicazione dei bandi, dal 23/07/2021 fino al 28/07/2021. Eppure, nonostante siano stati posti diversi interrogativi, nessuna risposta è stata fornita nella relativa pagina delle FAQ sui bandi DTT (pagina dell’area generale delle FAQ del Mise), anche allo spirare della scadenza del termine per la presentazione delle domande (07/08/2021).
Fianco destr, march
Una situazione, quella degli operatori di reti, che presta il fianco a motivi di ricorso al TAR qualora soggetti che hanno proposto quesiti fossero esclusi per motivazioni afferenti gli stessi.
Scelte strategiche
Per i fornitori di servizi di media audiovisivi, la situazione è particolarmente critica in quanto sono attesi chiarimenti di natura strategica, in grado di indirizzare scelte fondamentali per le domande stesse. La pubblicazione in ritardo delle FAQ, anche in questo caso, indebolisce la posizione ministeriale in caso di contenzioso. E ciò tanto più che proprio per gli ingiustificabili ritardi accumulati dagli organi apicali del Mise dal 2018 ad oggi sono stati compressi passaggi fondamentali dell’iniziale road-map. Una responsabilità pesantissima che grava sulle teste dirigenziali.
Double face
E a proposito di road-map, pare avere una doppia finalità la formulazione del comma 1 dell’art. 71 (rubricato Norme transitorie e di coordinamento) dello Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2018/1808, che andrà ad abrogare l’attuale TUSMAR (D. Lgs. 177/2005, Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici), al vaglio delle commissioni parlamentari in questi giorni.
Articolo 71 c. 1
Il comma in questione dispone che “Al fine di agevolare la conversione del sistema in tecnica digitale dallo standard DVB-T allo standard DVB-T2, la diffusione dei programmi televisivi prosegue con l’esercizio degli impianti di diffusione e di collegamento legittimamente in funzione fino al termine della procedura di assegnazione delle reti di primo e secondo livello in ambito locale nonché delle frequenze in ambito nazionale come pianificate da delibera dell’Autorità e comunque non oltre il termine della procedura di liberazione della banda 700 MHz, secondo quanto previsto dal decreto del Ministero dello sviluppo economico del 19 giugno 2019, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 176 del 29 luglio 2019. Il Ministero autorizza la messa in esercizio e le eventuali successive modifiche degli impianti di radiodiffusione televisiva e dei connessi collegamenti di comunicazioni elettroniche”.
La ratio
Dicevamo delle due esigenze che presumibilmente fondano la ratio della norma in parola.
La prima è quella di mettere al sicuro il decreto ministeriale 30/07/2021 di revisione della road-map per il refarming della banda 700 MHz da ricorsi al TAR. La seconda è appunto quella di poter, eventualmente, unificare tutti gli spegnimenti a ridosso della scadenza del 30/06/2022.
Extrema ratio
Insomma, visto che pare improbabile che il ridottissimo organigramma del Mise possa completare il processo di verifica di un numero di domande stimato tra 1000 e 2000, attribuire capacità trasmissiva ed associare agli utilmente collocati in graduatorie le nuove numerazioni LCN entro la fine del 2021, meglio mettere le mani avanti. (E.G. per NL)