DTT, bandi frequenze alle tv locali. FRT: gli operatori aspettano ancora le risposte ai quesiti

Il Ministero dello sviluppo economico dovrà fornire, si auspica entro oggi, in quanto nel bando non è stabilito un termine ma la scadenza è imminente, le risposte alle richieste di chiarimenti e informazioni (i c.d. quesiti) formulate dalle emittenti televisive locali in merito ai bandi per le assegnazioni delle frequenze nelle regioni passate al digitale terrestre entro il 2012.

Rispetto ai precedenti bandi di assegnazione delle frequenze con i quali sono state digitalizzate Liguria, Toscana, Umbria, Marche, provincia di Viterbo, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia, nei nuovi bandi sono previste alcune novità che, denuncia la Federazione Radio Televisioni (FRT), "oltre a creare differenze anche sostanziali nei criteri di assegnazione delle frequenze, hanno generato confusione e preoccupazione circa la corretta procedura da seguire e la documentazione da allegare nei soggetti che dovranno partecipare alla gara". "Un primo ostacolo oggettivo – continua la FRT – riguarda la prova, a pena di esclusione dalla gara, da fornire relativa all’avvenuta instaurazione della contabilità separata. Il bando prevede che questa venga attestata dal verbale di approvazione dell’ultimo bilancio. Il codice civile e le altre disposizioni in materia (compresi i provvedimenti ministeriali di assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze digitali) non prevedono l’obbligo di far risultare, nel verbale di assemblea che approva il bilancio, l’instaurazione del regime di contabilità (nè ciò può risultare dallo stato patrimoniale e dal conto economico i cui schemi sono rigorosamente disciplinati dal codice civile). Conseguentemente, le società, che nel frattempo hanno già approvato i bilanci, non potranno produrre quanto richiesto per il semplice fatto che non potevano prevedere, ex ante, un futuro obbligo in tal senso. Va da sè che l’impossibilità di ottemperare a tale obbligo avrebbe come effetto immediato l’esclusione dalla gara di tutti i partecipanti. Allo stesso modo non è possibile attestare il numero dei dipendenti applicati all’attività di operatore di rete mediante l’estratto autentico del libro unico del lavoro perchè in esso non è specificato a quale attività e per quanto tempo nel corso della giornata o del mese vengono impiegati i dipendenti. I bandi dispongono inoltre che nella domanda di partecipazione deve essere riportata, anche qui a pena di esclusione, l’indicazione del patrimonio al netto delle perdite alla data di pubblicazione del bando. In caso di soggetti che gestiscono più di una attività, anche non di operatore di rete, tale patrimonio deve riguardare esclusivamente quello riferito all’attività di operatore di rete. L’applicazione di questa disposizione può causare fortissimi elementi di disparità tra i soggetti partecipanti al bando, vista l’assenza di un criterio di calcolo valido per tutti (per esempio, ricavi dell’operatore di rete o immobilizzazioni tecniche strettamente funzionali alla rete). Il Bando prevede che sia lo stesso soggetto partecipante a calcolare e comunicare al Ministero l’ammontare del patrimonio imputato all’attività di operatore di rete. Ai fini del calcolo del patrimonio netto ciò può determinare, tra un’impresa e l’altra, una situazione di disomogeneità dovuta ai diversi criteri di imputazione di costi, ricavi e conti patrimoniali internamente adottati e creare forti disparità tra i soggetti partecipanti al bando. Questi sono solo alcuni esempi delle "disattenzioni" contenute nei bandi, ce ne sono altre di tipo tecnico che dovranno essere chiarite al più presto per dare il tempo alle emittenti di poter presentare la domanda di partecipazione correttamente". La federazione stigmatizza poi la mancata concertazione attuata dalla P.A., che ha generato un "pasticcio che si poteva facilmente evitare se i vertici del Ministero avessero coinvolto, come normalmente avviene nelle società moderne, le associazioni di categoria attraverso una consultazione trasparente mediante la quale le parti, con spirito collaborativo e costruttivo, partecipano alle decisioni destinate a produrre effetti strategici su un intero settore. Purtroppo, nonostante le numerose proposte di collaborazione ricevute dalle associazioni, il Ministero ha scelto la via dell’autarchia, sottovalutando, probabilmente, anche il rischio di vedersi impugnare il provvedimento dinnanzi al TAR", conclude il sindacato. (M.L. per NL)

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