Dalla lettura delle risposte rese ai quesiti relativi ai bandi per l’inserimento nelle graduatorie ai fini dell’assegnazione delle frequenze DVB-T, si ricava un atteggiamento del Ministero dello Sviluppo Economico rigido e poco collaborativo.
Agli operatori di rete delle regioni Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Lazio e Campania è stato innanzitutto risposto che, in mancanza di separazione contabile risultante dall’ultimo bilancio approvato e depositato, verrà attribuito un punteggio pari a zero al criterio del patrimonio netto. “(…) il regime di separazione contabile per l’attività di operatore di rete deve risultare dall’ultimo bilancio depositato alla data di pubblicazione del bando (…) ha risposto il MSE, precisando che “L’entità del patrimonio netto deve risultare dal bilancio depositato di cui all’art. 1, comma 3, lett. a) del bando”. Ciò posto, si è voluto altresì precisare che “Il Ministero non ha mai indicato il criterio per effettuare la ponderazione del patrimonio netto”, per cui i partecipanti ai bandi devono fare i conti con una totale mancanza di riferimenti a riguardo, non essendo stata definita, neanche dall’Agcom, alcuna regola sulla base della quale effettuare la separazione contabile tra l’attività di operatore di rete e quella di fornitore di servizi di media audiovisivi. Quanto ai dipendenti applicati all’attività di operatore di rete, sul punto il ministero non ha posto veti né chiarito alcunché, limitandosi a rinviare a quanto stabilito in merito dai bandi e specificando che “l’intera documentazione allegata alle domande di partecipazione (…) sarà demandata agli organi preposti”. E a chi ha evidenziato al dicastero il meccanismo penalizzante delle c.d. intese d’ufficio, è stato replicato che “Le regole del bando sono finalizzate alla liberazione di frequenze con ambito regionale procedendo alla valutazione unitaria dei soggetti aventi una rete televisiva in k‐SFN o MFN o infraregionale oggetto di titolo sulla medesima frequenza in ogni regione, anche alla luce del preminente interesse nazionale di cui alla legge n. 220/2010 finalizzato alla sollecita liberazione delle frequenze della banda 790‐862 MHz sull’intero territorio regionale nelle singole regioni interessate, e della necessità di ridurre le modifiche frequenziali a tutela degli operatori di rete coinvolti nonché dell’utenza”. (D.A. per NL)