Prevista per oggi l’adozione da parte del Consiglio UE della proposta per la liberazione della banda 700 MHz dai segnali tv che prevede due anni di flessibilità rispetto alla scadenza del 2020, ma solo dietro a una serie di ragioni precise.
La proposta dovrebbe divenire decisione definitiva entro la fine dell’anno dopo l’analisi del Parlamento e la sua successiva interlocuzione con Consiglio e Commissione. Dovrebbe essere adottata oggi dal Consiglio UE la proposta riguardante la liberazione della banda 700 MHz in favore degli operatori telco. Tale proposta include, nell’attuale versione, la possibilità di ritardo fino a massimo il 2022 per il rilascio delle frequenze, a patto che tale ritardo sia “debitamente giustificato”; motivazioni ammissibili sono i problemi di coordinamento con altri stati, eventuali interferenze irrisolte, i costi generati dall’operazione (nel caso in cui dovessero superare i ricavi della stessa) e, cosa importante per l’Italia, la necessità di garantire alla televisione il tempo per migrare a standard di trasmissione più avanzati, che consentano quindi maggior compressione del segnale. Da non dimenticare la scadenza del 31 dicembre 2017, entro il quale i paesi membri dovranno aver raggiunto gli accordi di coordinamento; per l’Italia si tratterà di un punto essenziale dal momento che due paesi confinanti (Francia e Germania) hanno già concluso le aste per assegnare quelle frequenze alle tlc. Inoltre, entro il 30 giugno 2018, sarà necessario aver adottato e rese pubbliche le roadmap da seguire per la transizione. Altra news confortante per gli operatori televisivi, la garanzia che nessuno toccherà la banda sub-700 fino al 2030; questa volta, tuttavia, sarebbe auspicabile iniziare a parlare della sua liberazione in anticipo, invece di cascare dal pero a pochi anni dalla scadenza, come sta accadendo adesso. Nel frattempo, come segnalato su questo periodico, è scaduto il termine ultimo per presentare istanza ai fini della rimozione dei limiti di utilizzo delle frequenze assegnate. Da quando otterrà l’assenso, chi ha presentato tale richiesta per tempo, non sarà più vincolato alle trasmissioni in DVB-T con riguardo alle suddette autorizzazioni, cosa che potrebbe riflettersi su quelle attualmente occupate nella banda 700 MHz dagli operatori televisivi. Se i broadcaster che occupano oggi le frequenze da liberare con i propri mux fossero capaci di farle fruttare con la nuova destinazione, non sarebbero teoricamente tenuti a liberarle. In ogni caso, l’adozione della proposta presso il Consiglio è solo il primo passo e la decisione è ancora lontana dall’essere definitiva; per questo autunno dovrà esprimersi il Parlamento europeo, parere che sarà poi seguito da un’interlocuzione fra il Parlamento stesso, il Consiglio e la Commissione. La decisione definitiva dovrebbe, dunque, arrivare per la fine dell’anno. (E.V. per NL)