Il trading dei titoli FSMA (fornitori di servizi di media audiovisivi) con annessi LCN (logical channel number), che negli ultimi dieci anni aveva caratterizzato il settore televisivo, soprattutto locale, dopo il refarming è ancora estremamente tiepido. Alcuni fattori ne stanno fortemente limitando la stabilizzazione. Vediamo quali sono.
Consolidamento
Anzitutto, il Ministero dello sviluppo economico deve ancora consolidare i titoli assentiti dopo i bandi FSMA/LCN attraverso provvedimenti formali. Sul punto, un notevole passo avanti è avvenuto con la pubblicazione di una serie di FAQ che hanno cristalizzato orientamenti della giurisprudenza dottrinale.
Un’autorizzazione immodificabile?
Ma il problema principale che limita il trading dei titoli è l’eccessivo ingessamento del sistema, troppo legato ai tagli immutabili di capacità trasmissiva prenotata nelle sedute pubbliche. Salvo nei pochi casi (soprattutto a riguardo delle reti di 1° livello) in cui è residuata banda sui mux, che quindi può essere venduta con negoziazione privata (cioè senza evidenza pubblica), i FSMA non potrebbero aumentare la capacità trasmissiva sopra il valore definito in seduta pubblica. Ma nemmeno diminuirlo.
Inutile ingessamento
Così che, per esempio, chi ha ottenuto un LCN pregiato ma veicolabile con 1,5 Mbit/s (taglio minimo al tempo prenotabile) potrebbe trovare difficoltà a cederlo ad un soggetto interessato a realizzare un prodotto audio/video che necessita di maggiore qualità.
Azzardi
Viceversa, chi aveva azzardato l’acquisto di 3 Mbit/s (limite massimo), rendendosi poi conto dell’eccedenza rispetto al proprio fabbisogno, non potrebbe rinegoziare la banda in diminuzione per un’autorizzazione FSMA.
L’orientamento dottrinale
Ma è veramente così?
“A nostro avviso no. La conclusione della fase ad evidenza pubblica che ha caratterizzato il processo di refarming della banda 700 MHz relativamente ai bandi per operatori di rete e FSMA apre alla negoziazione cosiddetta libera”, osserva l’avvocato Stefano Cionini di MCL Avvocati Associati, law firm che cura in esclusiva l’Area Affari Legali di Consultmedia. “Non avrebbe senso comprimere il mercato limitando l’aggiornamento dei tagli di capacità trasmissiva prenotati in precedenza.
Disparità di trattamento
E, d’altra parte, la circostanza che la capacità trasmissiva residua sui mux può essere attribuita a FSMA nuovi entranti (nel senso di inediti, oppure di non utilmente collocati nelle graduatorie conseguenti ai bandi FSMA/LCN) senza vincoli sui tagli predefiniti, costituirebbe una disparità di trattamento. Siamo quindi fiduciosi che, presto, anche su questo punto, il Mise fornirà interpretazioni estensive”, continua l’avvocato.
Il caso della Lombardia
Sta di fatto che, in questa fase ancora amministrativamente imbrigliata, il trading di un’autorizzazione FSMA è necessariamente tiepido. Anche se qualche compravendita ha luogo, soprattutto nei territori più appetibili dal punto di vista commerciale, come la Lombardia.
Quanto vale un titolo FSMA in Lombardia oggi?
Prima del refarming la vendita di un’autorizzazione FSMA/LCN era di norma scollegata dalla capacità trasmissiva, sia quanto a scelta dell’operatore di rete che di quantità di banda. Oggi, come detto, non è così. Ammesso di avere disponibilità (di banda), appare, se non impossibile, quantomeno complicato passare da un mux all’altro, sia esso di 1° livello (es. da RaiWay ad EI Towers e viceversa). Incerta appare anche la possibilità di migrare da un mux di 2° livello ad uno di 1°, oppure il contrario. Cioè comprimere o espandere la diffusione dell’autorizzazione.
Archi
“Escludendo le numerazioni pregiate (LCN 10/19) che, in molti casi, seguono criteri di valutazione economica legati anche al brand del marchio/palinsesto veicolato, relativamente all’Area Tecnica 3 (Lombardia e Piemonte orientale) è al momento possibile fornire indicazioni affidabili solo per le numerazioni 75-99 del primo arco di numerazione e quelle del secondo“, interviene l’ing. Massimo Rinaldi, perito estimatore di Consultmedia.
L’algoritmo di Consultmedia
“In questi mesi abbiamo aggiornato l’algoritmo del nostro metodo di valutazione, l’unico acquisito ufficialmente come valido dall’Agenzia delle entrate (cd. “metodo Consultmedia”) e, tutto sommato, possiamo dire che i valori restituiti non si discostano molto da quelli precedenti al refarming. Non c’è stato quindi, almeno per ora, quel balzo in avanti che la riduzione del numero di competitor sul mercato aveva suggerito, facendo brillare gli occhi ad alcuni editori (in qualche caso accecandoli al punto da compiere operazioni avventate, ndr)”, rimarca l’ingegnere.
Titoli bruciati
“Tanto che non sono rari i casi di soggetti che hanno già bruciato il valore del titolo per sostenerne i costi di veicolazione. Tuttavia con la migrazione alla modulazione T2 e quindi la rinnovata disponibilità di banda e con un maggiore allentamento delle maglie interpretative della normativa specifica, con ogni probabilità di qui ad un anno il trading potrebbe ravvivarsi”, conclude Rinaldi. (segue) (E.G. per NL)