La piattaforma tedesca DVB-T2/HEVC ha raggiunto i 2,2 milioni di famiglie dopo il lancio del servizio DTT di nuova generazione il 29/03/2017.
Nel dettaglio, 1,7 milioni di famiglie hanno optato per il pacchetto Freenet TV, mentre 500.000-600.000 nuclei ricevono solo i canali televisivi non crittografati, soprattutto pubblici.
Nel dettaglio, 1,7 milioni di famiglie hanno optato per il pacchetto Freenet TV, mentre 500.000-600.000 nuclei ricevono solo i canali televisivi non crittografati, soprattutto pubblici.
E’ questo il risultato di una ricerca condotto dall’istituto Kantar TNS per conto del player Freenet Media Broadcast su 2.400 consumatori nel periodo 13/22 aprile 2017.
“Il feedback dei clienti dopo quattro settimane è incredibilmente positivo e incoraggiante e gli esiti del sondaggio confermano che abbiamo centrato l’obiettivo”, ha dichiarato Kerstin Köder, responsabile di Freenet., aggiungendo che “Poche sono le difficoltà di ricezione riscontrate, che peraltro potranno essere risolte rapidamente”.
Secondo l’indagine, la maggioranza degli utenti è entusiasta della qualità delle immagini e del rapporto costo/qualità del pacchetto pay e i più hanno dichiarato di voler continuare a utilizzare Freenet TV dopo la scadenza del test gratuito (dal 01/07/2017 l’abbonamento costerà € 5,75 al mese). Rilevante che a seguito dello switch-off analogico/digitale solo il 18% degli utenti aveva rinunciato alla televisione terrestre, passando al sat, mentre ora più di 400.000 famiglie sono passate al DVB-T2 e il 9% ha manifestato intenzione alla migrazione a breve.
Un ulteriore potenziale di crescita per il T2 risiede nel 1,4 milioni di famiglie che sono ancora indecisi o vivono in regioni in cui la copertura televisiva terrestre sarà convertita da DVB-T a DVB-T2 nei prossimi mesi.
In Italia l’avvio delle prime trasmissioni con il nuovo formato avrà luogo dal 2018, posta la necessità di conciliare gli ingenti costi previsti per l’avvicendamento tecnologico lato network provider con un sufficiente parco di tv equipaggiati con il ricevitore T2, obbligatorio sugli apparati venduti partire dal 01/01/2017, data dalla quale sul territorio nazionale non è stato più possibile vendere quelli caratterizzati dalle vecchie codifiche DVB-T/MPEG2 o MPEG4. La transizione sarà graduale e fino al 2022 i marchi/palinsesti più seguiti saranno trasmessi in simulcast (T1-T2), anche se RAI e Mediaset hanno dichiarato che non switcheranno i canali principali fino alla definizione della data di migrazione con provvedimento avente forza di legge. La riluttanza, come comprensibile, sta nel fatto che i grandi player non hanno banda da destinare ad un mux T2 in simulcasting con il T1. Infatti, per farlo – esclusa ovviamente la rinuncia al simulcasting – dovrebbero sopprimere mux con canali SD o HD, fonte di reddito attuale, per favorire una successione in parallelo che, finché la platea di ricevitori non sarà significativa, determinerà solo costi rilevanti senza beneficio economico concreto. (E.G. per NL)
In Italia l’avvio delle prime trasmissioni con il nuovo formato avrà luogo dal 2018, posta la necessità di conciliare gli ingenti costi previsti per l’avvicendamento tecnologico lato network provider con un sufficiente parco di tv equipaggiati con il ricevitore T2, obbligatorio sugli apparati venduti partire dal 01/01/2017, data dalla quale sul territorio nazionale non è stato più possibile vendere quelli caratterizzati dalle vecchie codifiche DVB-T/MPEG2 o MPEG4. La transizione sarà graduale e fino al 2022 i marchi/palinsesti più seguiti saranno trasmessi in simulcast (T1-T2), anche se RAI e Mediaset hanno dichiarato che non switcheranno i canali principali fino alla definizione della data di migrazione con provvedimento avente forza di legge. La riluttanza, come comprensibile, sta nel fatto che i grandi player non hanno banda da destinare ad un mux T2 in simulcasting con il T1. Infatti, per farlo – esclusa ovviamente la rinuncia al simulcasting – dovrebbero sopprimere mux con canali SD o HD, fonte di reddito attuale, per favorire una successione in parallelo che, finché la platea di ricevitori non sarà significativa, determinerà solo costi rilevanti senza beneficio economico concreto. (E.G. per NL)