L’assetto del DTT italiano potrebbe essere alla vigilia di un profondo stravolgimento a seguito della necessità di Telecom Italia di disimpegnarsi dal digitale terrestre.
L’UE ha infatti dato il suo assenso all’acquisizione del controllo de facto di Telecom Italia da parte del gruppo multimediale francese Vivendi a condizione che la prima torni ad occuparsi solo di telefonia (e business annessi). Per farlo, il colosso delle tlc dovrà quindi cedere la propria partecipazione (nella misura del 70%) nel network provider Persidera, coordinandosi col socio L’Espresso (30%) col quale ha un “patto di trascinamento” (cd. “tag along”, in base al quale il socio di minoranza ha diritto di vendere al medesimo prezzo definito dal socio di maggioranza). Tra il dire e il fare ci sono tuttavia almeno tre problemi da affrontare. Il primo è che la partecipazione in Persidera – vettore di fornitori di servizi di media audiovisivi del calibro di Sky, Discovery, Viacom, De Agostini – è iscritta a bilancio, lato Telecom Italia, per 137,6 mln di euro, mentre L’Espresso l’ha in carico per 110 mln, il tutto a fronte di una valutazione di mercato dei 5 multiplexer per 375 mln di euro (stima Mediobanca Securities, anche in considerazione dell’Ebitda di Persidera di 42 mln di euro e degli 80 mln di ricavi); tradotto significa: impossibilità di alienarlo a meno di 250 mln di euro, salvo incorrere in pericolose minusvalenze. Il secondo, è che l’ordinamento italiano pone un vincolo al possesso dei mux fissato in 5, cioè proprio il numero dei canali del provider in disimpegno. Così solo un nuovo entrante potrebbe succedere a Telecom Italia-L’Espresso nell’integralità di Persidera. Diversamente, occorrerebbe ipotizzare uno spezzatino, soluzione che potrebbe essere gradita a soggetti monomux, come Cairo Network, Prima Tv ed H3G (ci sarebbero anche Europa Way e la Premiata ditta Borghini e Stocchetti di Torino, cioè il network provider di Costantino Federico, ma le recenti vicissitudini economiche di entrambi non ispirano impegni finanziari così rilevanti). Fuori dai giochi invece RAI e Mediaset, che già dispongono di 5 mux. Il terzo aspetto attiene alla vicinanza con l’abbandono della banda a 700 MHz per il potenziamento dei 5G, che imporrà la riassegnazione dei diritti d’uso, riducendo i canali da 20 a 14. Sul punto è vero che i 6 canali saranno prelevati da tv locali che non vedono l’ora di saltare sull’ultimo treno degli indennizzi, ma i disagi tecnici conseguenti allo switch-off, uniti alla migrazione al T2 ed al progressivo sviluppo della IP Tv (la quasi totalità dei tv venduti oggi sono smart) non incentivano gli investitori. Tuttavia, l’occasione potrebbe essere ghiotta per alcuni gruppi stranieri che nel 2013 si erano interessati alla proposta di vendita dei 3 mux di Telecom Italia, salvo poi rinunciare, più che altro per i chiari di luna italiani, favorendo la definizione dell’operazione di integrazione con L’Espresso (2 mux). Ora però i tempi sono cambiati, il sole è tornato ad essere tiepido sul Belpaese e a qualcuno da fuori potrebbe essere tornata la voglia di shopping. Magari sfruttando prevedibili saldi di fine stagione. (M.L. per NL)