DTT, Aeranti-Corallo: assurdo che si tolgano altri 9 canali alle tv locali (61/69 UHF) e si regalino alle nazionali 5 mux in più. Indispensabile riequilibrare il tutto

In vista dell’incontro del CNID del 1° marzo per la definizione del calendario migratorio del 2011 (che dovrebbe concludere anticipatamente, rispetto all’iniziale scadenza del 2012, la transizione al DTT nelle regioni italiane non ancora convertite alla tecnologia numerica) s’infiamma la protesta delle tv locali.

Al centro dell’attenzione c’è ovviamente la questione della destinazione dei canali UHF 61-69 (occupati nelle aree all digital esclusivamente dalle tv locali, "cerotti" della sfortunata Europa 7 a parte) agli operatori tlc per il potenziamento della banda larga in mobilità, a sua volta a rischio collasso per via della crescita esponenziale dei dispositivi wi-fi per la connessione al web.  Secondo i sindacati delle tv locali, con 9 canali in meno sarà impossibile consentire all’emittenza locale di migrare al DTT col ruolo di operatore di rete. "Come noto, la legge di stabilità 2011 ha destinato ai servizi di comunicazione elettronica mobili in larga banda 9 frequenze (canali 61-69 Uhf) originariamente destinate alle tv locali, riducendo, quindi, da 27 a 18 le risorse frequenziali per il comparto locale", ha dichiarato Marco Rossignoli, presidente dell’associazione Aeranti-Corallo in una nota inviataci in data odierna. "L’assegnazione di tali frequenze ai suddetti servizi in larga banda avverrà sulla base di una gara i cui introiti sono destinati ad acquisire risorse per il bilancio dello Stato. E’ tuttavia inaccettabile – ha proseguito Rossignoli – che mentre è stata prevista tale gara, con introiti per lo Stato, allo stesso tempo è imminente l’avvio del beauty contest per l’assegnazione a titolo gratuito delle 6 frequenze (5 Dvb-t e una Dvb-h) del cosiddetto "dividendo interno", con possibilità per gli attuali operatori nazionali di partecipare a tale beauty contest (nei termini e nei limiti di cui alla delibera n. 497/10/CONS della Agcom). Se tali frequenze non venissero assegnate gratuitamente – ha aggiunto Rossignoli – lo Stato probabilmente ricaverebbe introiti superiori a quelli realizzabili dalla cessione delle frequenze 61-69 Uhf già assegnate alle tv locali nelle regioni dove è stato completato il processo di digitalizzazione. Aeranti-Corallo dunque – ha concluso Rossignoli – chiede un riesame dell’intera problematica che, oltre a penalizzare in modo insostenibile il settore televisivo locale, sta causando un inaccettabile ritardo all’intero processo di digitalizzazione”. (A.M. per NL)

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