Gli italiani hanno scoperto di colpo che entro il 2020 avverrà un nuovo tsunami televisivo, che li obbligherà a rottamare tutti i tv non “T2 ready”.
Il tutto è conseguenza della pubblicazione del testo della Legge di Bilancio, che all’art. 89 disciplina il passaggio delle frequenze della banda 700 MHz dagli operatori di rete tv alle telco per lo sviluppo della tecnologia 5G.
La reazione è stata così dirompente da costringere il Ministero dello Sviluppo Economico ad emanare una nota con finalità “tranquillizzanti” che tuttavia illustra un po’ più nel dettaglio alcuni aspetti operativi dello spostamento degli attuali occupanti i canali dal 49 al 60 UHF.
“Lo switch off con la liberazione della banda 700 MHz avverrà con una transizione di due anni, dal 2020 al 2022, anche se il governo ha iniziato il percorso già lo scorso anno quando ha previsto che dal primo gennaio del 2017 fosse obbligatoria la commercializzazione esclusivamente di televisori con tecnologia T2-HEVC al fine di avviare con largo anticipo il naturale ricambio degli apparecchi“, spiega il Mise. “Solo a partire dal 2020 è previsto lo spegnimento delle frequenze in uso alle emittenti locali e la costruzione del Mux 1 della RAI per aree geografiche. Questa fase di transizione, che durerà fino al 2022, non prevede in alcun modo l’introduzione di tecnologia T2-HEVC ma l’uso di tecnologia MPEG-4 già diffusa da qualche anno nei televisori e che nel 2020 sarà disponibile per tutta la popolazione”. In sostanza, esattamente come avevamo previsto, per arrivare al T2 in maniera progressiva si passa dalla tecnologia SD a quella HD, cioè H264, soluzione transitoria oggetto di attenta analisi su queste pagine da circa un anno a questa parte, soprattutto a riguardo dell’attuale fortissimo sviluppo delle soluzioni visual radio per la veicolazione di contenuti radiofonici ibridi sul DTT (con la finalità di sopperire alla nota scomparsa dei ricevitori stand-alone negli ambienti indoor). Secondo le verifiche condotte da Consultmedia (struttura di competenze a più livelli collegata a questo periodico) che è stata promotrice di una joint venture tra operatori del settore per lo sviluppo dell’ibridizzazione radiotelevisiva, già ora quasi un tv su due è HD ready e quindi in grado di ricevere il segnale H264 (solo un anno fa i tv HD erano erano circa il 25-30%) mentre si prevede di arrivare, come riconosce il Mise, al 100% entro il 2020.
Quanto all’allarmismo della stampa generalista il Mise precisa: “Contrariamente a quanto emerso in alcuni articoli di stampa, la tecnologia T2-HEVC sarà introdotta solo nel 2022 quando nello switch off saranno coinvolte tutte le emittenti nazionali. Per quella data si prevede che il naturale ricambio dei televisori con le nuove tecnologie avviato con 5 anni e mezzo di anticipo sarà sufficiente a garantire la transizione senza particolari problemi per le famiglie”.
Circa gli incentivi per la sostituzione degli apparati, il Ministero spiega che “In ogni caso, nella legge di stabilità 2018 è stato previsto un costante monitoraggio della diffusione dei televisori di nuova generazione tra le famiglie e sono stati previsti incentivi per 25 milioni di euro all’anno per quattro anni, dal 2019 al 2022, al fine di agevolare e accelerare il processo di ricambio così da garantire nel 2022 a tutta la popolazione le televisioni con la nuova tecnologia.
Come si ricorderà la Commissione europea, per favorire lo sviluppo del 5G, ha fissato al 2020 per tutta Europa lo switch off per la liberazione della banda 700 prevedendo la possibilità per gli Stati membri di arrivare al 2022 per completare il percorso. L’Italia ha scelto di arrivare al 2022 anche per garantire il naturale ricambio dei televisori, tenendo conto che, a differenza di altri paesi, la TV è fruita principalmente tramite digitale terrestre”. In realtà, secondo le predette verifiche di Consultmedia, già il 25% del parco tv è “smart”, cioè in grado di ricevere direttamente o indirettamente (attraverso soluzioni adattative low cost) i contenuti via IP, sicché in occasione della prima fase del passaggio al T2 è ragionevole pensare che una quota tra il 50 ed il 75% dei tv sarà connesso alla rete.
Quanto all’assetto settoriale definitivo sembra ormai confermata la previsione di questo periodico che nel 2022 il panorama sarà costituito da 50 operatori di rete nazionali e locali (cioè in totale) che veicoleranno non più di 1000 marchi palinsesti DTT (oggi sono oltre 3600). (M.L. per NL)