Siamo al paradosso. La tardiva assegnazione del dividendo interno, che avrebbe dovuto spianare le barriere d’ingresso al settore tv, potrebbe in realtà consolidarne la chiusura.
La congiuntura economica negativa potrebbe, infatti, spingere alcuni importanti content provider puri a mettersi in proprio nell’attività di operatore di rete, conseguendo diritti d’uso per quattro soldi ed approntando in un lustro infrastrutture di rete autofinanziandosi col risparmio sui canoni di trasporto corrisposti oggi a network provider indipendenti (cioè fuori dal duopolio RAI/Mediaset). Con la conseguenza che gli operatori di rete minori, che già oggi faticano a stare in piedi, rimarrebbero privi di risorse economiche, con infauste prospettive di rapido default. Il tutto a anifesto vantaggio dei superplayer che, senza vedere scheggiata la propria posizione elitaria, non potrebbero che beneficiare della polverizzazione del mercato della fornitura di capacità trasmissiva.