A conclusione della gara sulle frequenze Lte sara’ indispensabile procedere a un aumento del capitale di Telecom I. dell’ordine di 5 mld.
Lo ribadisce in una nota l’Asati, l’associazione dei piccoli azionisti di Telecom I., spiegando che l’esborso per le frequenze Lte insieme con gli investimenti per la rete mobile Lte e per la rete fissa Ngn sono difficilmente compatibili con la riduzione del debito (25 mld a fine piano) ne’ con una politica di elevati dividendi. Non puo’ piu’ essere sufficiente il cash-flow generato da una ordinaria gestione di contenimento dei costi, essendo stato anche praticamente esaurito il programma di dismissioni. D’altro canto Telecom I., vista la forte dipendenza dal mercato domestico, ha assoluta necessita’ di rilanciare un grande piano pluriennale di investimenti per nuove infrastrutture e nuovi servizi in Italia, sia nel fisso sia nel mobile, pena un suo fatale declino a ruolo di operatore secondario e marginale. L’aumento di capitale, spiega ancora la nota, e’ l’unica via possibile per creare un futuro di crescita sul mercato nazionale (in termini di ricavi, quote di mercato, qualita’ del servizio, aggressiva politica commerciale, etc.) e quindi anche per rilanciare il valore del titolo, in linea con quanto auspicato dal mercato. "E come mai solo i piccoli azionisti e gli analisti finanziari hanno consapevolezza di questo scenario e della utilita’ di un aumento di capitale? Come interpretare l’assordante silenzio dell’azionista di controllo Telco? Si vuole privilegiare forse l’ipotesi dello ‘spezzatino telefonico’?", si chiede l’associazione. E nel momento in cui il Paese drammaticamente si interroga su come far crescere economia ed occupazione, prosegue Asati, vale la pena ricordare che l’Ict e’ un notevole fattore di miglioramento della competitivita’ a livello Paese e che il ruolo di Telecom I. e’ sempre stato decisivo negli investimenti per le infrastrutture Tlc (oggi Ngn in primis) oltreche’ per i servizi. Assistiamo ormai da anni alla crescita esponenziale del traffico internet e dati con ricavi praticamente costanti in virtu’ di tariffe sostanzialmente flat ed in larga misura regolate. E’ arrivato il momento che Agcom inverta la rotta della regolamentazione punitiva verso l’incumbent, e permetta, anzi promuova la corretta remunerazione degli investimenti in infrastrutture. "Ne’, conclude l’associazione, puo’ essere sottaciuta la necessita’ di una discontinuita’ etica rispetto alle gestioni e alle ombre del passate, come piu’ volte richiamato da Asati anche alla Consob, in primo luogo attraverso un’azione volta al possibile recupero degli "oneri impropri" e potenziali danni connessi a tutti i fatti illegali i cui procedimenti penali sono in corso a Roma e a Milano. E cosa si attende ancora per rendere pubblico il rapporto Deloitte?". (MF Dow Jones)