All’inizio il dividendo digitale avrebbe dovuto essere quella quota di frequenze da rendere disponibile ai nuovi operatori attraverso una gara di assegnazione, dopo aver provveduto a guadare l’esistente televisivo analogico, tenuto conto della riserva di 1/3 per le tv locali.
Conti alla mano, si sarebbe dovuto assistere alla preservazione delle tv locali, a uno smagrimento di Mediaset e all’ingresso di nuovi (nel senso pieno del termine) network e content provider. Come invece andrà a finire, si sa. Al compimento dello switch-off gli operatori nazionali non solo avranno conquistato la conversione integrale delle reti analogiche esistenti in altrettanti capienti ed esclusivi multiplexer, ma conteranno in ambiente numerico più di quel che avevano in analogico. Il dividendo, che avrebbe dovuto essere il prodotto finale del processo, sta divenendo invece il secondo obbiettivo del regolatore, come il terzo delle risorse garantito alle locali è ormai la riserva da cui attingere per appagare le prime due priorità. Tanto le tv locali sono troppe, per lo più inaffidabili (coi loro giochetti di moltiplicazione degli stessi programmi e dei numeri LCN) e, soprattutto, non interessano a nessuno. Quindi, se proprio si vuol salvare la faccia, uno spazio per loro in multiproprietà su multiplexer di terza scelta basterà, anche se non avanzerà.