È senza dubbio, oramai, un opinion leader oltre che un uomo di successo. Il prototipo dell’enfant prodige che brucia le tappe e si propone alle nuove generazioni come guida politica e, perché no, spirituale.
È Renzo Bossi, detto “il trota”, un ragazzo che è riuscito a diventare consigliere regionale della Lombardia a soli ventitre anni e senza passare da nessuna delle grandi università (no, non è uno di quei casi di studente modello che a 23 anni è già laureato, avendo terminato le superiori dopo 4 bocciature) ma semplicemente apprendendo dalla vita e da suo padre. “Il trota”, infatti, è il figlio di Umberto Bossi, da trent’anni a capo di quel partito politico che è la Lega Nord, che ha fatto delle battaglie contro nepotismi e clientelismi uno dei suoi let motiv preferiti per decenni. “Trota” ha un’opinione su tutto e sembra che qualunque issue fondamentale che riguarda la gestione politica ma anche sociale della cosa pubblica lo riguardi. O, per lo meno, qualcuno gli chiede un parere: è diventato a tutti gli effetti uno degli advisor politici più quotati del paese. Come non ricordare, a proposito, la sua battaglia personale a favore dei crocefissi nelle scuole e in tutti gli uffici istituzionali della Lombardia. Oppure i suoi saggi consigli dati alla povera generazione di sbandati e precari – che, poi, è la sua – cui il buon “trota” suggeriva di provare tutto nella vita, “tranne i culattoni e la droga”. Ora, a furor di popolo, in un’epoca in cui i social media pare abbiano assunto un ruolo fondamentale e assolutamente da monitorare nel panorama politico (vedi i risultati bulgari del referendum dello scorso giugno), occorre che le istanze politiche assumano consapevolezza dei rischi e delle caratteristiche racchiuse in queste assurde comunità cyberspaziali. Come utilizzare Facebook senza lasciarsi sopraffare o alienare? Come farne uno strumento di accumulazione di consenso? Ma ve lo dice “il trota”, autorevole rappresentante dei bisogni della prima generazione da sessant’anni a questa parte che pare sarà più povera di quella dei propri genitori (cosa che probabilmente non lo riguarderà in prima persona). Intervenuto al convegno “Vecchia Tv vs nuova Tv", il nostro esperto ci spiega come “questi nuovi media [siano] un fenomeno che entrano inesorabilmente nella nostra vita”. E fin qui c’eravamo arrivati anche noi (da qualche lustro). Poi continua, ammettendo di utilizzare in prima persona questi strumenti di comunicazione, “come Facebook e Twitter”, ma solo per ciò che attiene “l’ambito lavorativo” (prendetene nota). Poi ancora, ci fa notare come – e su questo siamo perfettamente d’accordo – i social network siano destinati senza dubbio a cambiare anche il volto della televisione, avvicinandola alle realtà locali e alle tradizioni regionali (spot politico?). Poi il discorso vira sulla globalizzazione, della quale il nostro esperto individua internet come “il vero motore”. Peccato che la globalizzazione – come la intendiamo noi – abbia preso piede un bel secolo abbondante prima dell’avvento della rete che, magari, ne ha accentuato l’aspetto culturale. In palese controtendenza con l’operato del governo di cui il suo partito fa parte, infine, il nostro prende a discernere sull’importanza della preservazione delle realtà televisive locali, importante strumento di pluralismo che, in un periodo di crisi come l’attuale, si trova ad affrontare un passaggio delicato a una nuova tecnologia, con susseguente fortissimo dispendio d’energie economiche. E con un governo che tenta in ogni maniera di metter loro i bastoni tra le ruote al fine di favorire i grandi network nazionali, aggiungiamo noi. Ma questo “trota” non lo menziona. Poi, dulcis in fundo, la perla: il binomio social network e digitale terrestre, sostiene, deve essere uno strumento per valorizzare le realtà locali, cosa che è senza dubbio nel programma oltre che nel manifesto della Lega Nord. Peccato che per restare aggrappati alle proprie poltrone i suoi seguaci siano scesi a compromessi con un governo guidato dal più grosso magnate dell’emittenza nazionale di tutto il paese che, come ovvio, ha l’obiettivo diametralmente opposto. Spezziamo, però, una lancia a suo favore. Il video, caricato su Youtube e rilanciato dai maggiori siti d’informazione (Repubblica e Giornalettismo in testa) ha avuto un successo di pubblico strepitoso. Segno che qualunque cosa questo ragazzo tocchi si trasforma in oro. Dovrebbe prenderne nota Berlusconi, che probabilmente dovrebbe tornare sulla decisione di affidare ad Alfano il futuro del centro-destra italiano e affidare al “trota” la sua successione. (G.C. per NL)