“Lei non può entrare”. Sono queste le parole con le quali un poliziotto si è rivolto al noto giornalista Ahmad Rafat (foto), negandone sorprendentemente l’accesso al vertice Fao. La sorpresa del professionista iraniano è stata palese, tanto quanto l’imbarazzo è stato evidente sulle facce del servizio d’ordine (un dipendente Fao e un agente, entrambi italiani) e di una signora responsabile dell’incontro internazionale, presente proprio in quel momento sulla scena. La signora in questione si è dichiarata dispiaciuta, ammettendo di dover semplicemente seguire le disposizioni impartitele, senza possibilità alcuna di modificare lo stato delle cose. Il giornalista Rafat, tra l’altro vice direttore in Italia di Adn-Kronos International, sarebbe rimasto più che stupito, soprattutto dopo 33 anni di impeccabile carriera nella quale mai niente di simile era accaduto. La scelta di escluderlo dal vertice proviene sicuramente dai ranghi alti della politica del suo paese d’origine, dove la repressine di qualunque diritto umano sembra essere all’ordine del giorno. E proprio in Iran il diritto all’informazione e alla libera circolazione delle opinioni sono tra i più calpestati, perché scomodi per il governo: ragione per la quale Ahmad Rafat è anche membro di Information Safety Freedom, associazione a favore della libertà di stampa. Palazzo Chigi, per togliersi da qualunque impiccio, ha specificato in una nota che la responsabilità sugli accrediti stampa per il vertice Fao non è in alcun modo di competenza del governo italiano. (Marco Menoncello per NL)