Si svolgerà il prossimo 12 novembre con location nell’importante polo universitario toscano l’incontro annuale organizzato dalla F.C.I. nel quale il mondo delle professioni si confronterà con quello della politica.
Oltre alla predetta Fondazione, il briefing è organizzato in collaborazione con Italia Oggi e si fregia del patrocinio della Regione Toscana, della Cassa Nazionale Previdenza Ragionieri, della Confederazione Interregionale Commercialisti, dell’Ordine dei Dottori Commercialisti di Pisa, del Coordinamento Interprofessionale di Livorno e dell’Università di Pisa. La manifestazione "Pacchetto Professioni 2010", oramai giunta alla sua settima edizione, conta ogni anno la presenza di oltre seicento partecipanti e relatori qualificati che offrono il proprio contributo all’approfondimento di argomenti che quest’anno si legano a tematiche quali previdenza ed assistenza dei professionisti, riforma delle professioni, Statuto del Contribuente, novità fiscali e federalismo. Ovviamente la Fondazione organizzatrice dell’evento non giunge impreparata all’appuntamento nel quale intende confrontarsi con il mondo istituzionale ed ha già predisposto una scaletta degli interventi che intenderà coltivare attraverso i propri esponenti. Prendendo le mosse dall’ultima finanziaria approvata (L. 191/2009), i commercialisti, oltre a contestare la presenza di solo due articoli – il secondo dei quali costituito da ben 253 commi ed intitolato genericamente "disposizioni diverse" – osservando che sul tema già nel 2007 (testo del 25 maggio) si era espressa la Corte dei Conti stigmatizzando negativamente un drafting normativo caratterizzato «dalla presenza eccessiva di commi e dalla mancata indicazione del contenuto sintetico delle disposizioni alle quali si intende far rinvio», denunciano la mancata attuazione, attraverso l’apposizione di appositi fondi, dell’oramai vecchio credito d’imposta a favore dei professionisti che si aggregavano in studi professionali associati. Ulteriormente, i commercialisti contestano il permanere della discriminazione a loro carico che vieta per la categoria la deducibilità totale dell’aggiornamento professionale obbligatorio, i crediti d’imposta per l’acquisto di hardware e software, l’accesso al credito agevolato dei consorzi di garanzia collettiva fidi. Non solo, però, questioni riguardanti il mondo della libera professione saranno oggetto di confronto nell’assise della F.C.I. Infatti, proseguendo nell’esposizione dell’ordine del giorno, particolare attenzione meriterà anche la c.d. manovra correttiva approvata lo sorso mese di maggio con la L. 78/2010 nella quale si critica – a seguito della sentenza n. 238/2009 della Corte di Cassazione – il mancato inquadramento della T.I.A. (Tariffa Igiene Ambientale) tra i tributi al fine di attivare i relativi rimborsi I.V.A. da parte dei contribuenti e per i quali, evidentemente, manca la copertura finanziaria. Infine, argomento particolarmente importante per i professionisti che si riuniranno a Pisa, lo Statuto del Contribuente approvato con la L. 212/2000 per il quale ritengono debba essere efficacemente richiamata alla puntuale applicazione la stessa Amministrazione Finanziaria, fin troppo avvezza ad una sistematica disapplicazione della norma, continuando a porre in una posizione di preminenza le prerogative impositive del Fisco. Insomma, un gran numero di argomenti cruciali – questi e molti altri – deferiti all’attenzione della politica, tra i quali sicuramente spiccherà la mancata realizzatone di una valida riforma fiscale contenuta in un unico teso normativo di riferimento e con adempimenti semplificati che possa finalmente consentire al cittadino (ma anche al professionista) di orientarsi nel complesso mondo dei tributi e beneficiare di ulteriori agevolazioni fiscali che in Italia fanno incidere il sostegno alle famiglie di una quota pari al 1,4% del P.I.L, contro i vicini di casa Francia e Germania che, rispettivamente, hanno già raggiunto il 2% ed il 2,5 %. La Fondazione, quindi, auspica un vero e proprio cambiamento radicale di molte regole a presidio della fiscalità nazionale che si auspica possano incidere anche sul comportamento del contribuente, spingendolo sulla strada del virtuosismo. Naturalmente, concludono i commercialisti, «il buon esempio dovrebbe arrivare in primis dalle Istituzioni che rappresentano il nostro Paese, che avendo il compito di gestire la cosa pubblica, devono tenere particolarmente presente la questione morale ed etica in ambito pubblico e privato» (cfr. Italia Oggi, 28/10/2010, p. 31). Aggiungiamo noi che non è affatto obbligatorio seguire l’esempio dei cattivi maestri e perciò affrancarci le coscienze sulle malefatte altrui. (S.C. per NL)