Sentenza della Corte di giustizia UE potenzialmente destabilizzante per gli over the top del web (Google e Facebook, in testa), che ora potrebbero essere considerati responsabili in solido con gli utenti che violano il diritto d’autore pubblicando su pagine indicizzate (circostanza che prova un intervento senziente delle piattaforme) contenuti protetti.
Secondo i giudici comunitari, infatti, “La fornitura e la gestione di una piattaforma di condivisione online di opere protette, quale è ‘The Pirate Bay’, possono costituire una violazione del diritto d’autore anche se le opere sono messe online da utenti“.
Pirate Bay è una piattaforma – già finita varie volte al centro di vicende giudiziarie – che consente agli utenti di condividere e di scaricare, in frammenti (torrents), opere che si trovano sui propri computer. I file in questione sono, in gran parte, opere protette dal diritto d’autore, senza che i titolari del diritto abbiano autorizzato gli amministratori e gli utenti di tale piattaforma ad effettuare atti di condivisione.
Pur ammettendo che le opere sono state messe online dagli utenti, la Corte sottolinea che gli amministratori della piattaforma svolgono un ruolo imprescindibile nella loro messa a disposizione, ad esempio attraverso “l’indicizzazione dei file torrent”. Per i giudici di Lussemburgo “gli amministratori di The Pirate Bay non possono ignorare il fatto che tale piattaforma dà accesso ad opere pubblicate senza l’autorizzazione dei titolari di diritti”. Infine, la gestione di una simile piattaforma è realizzata “allo scopo di trarne profitto, dal momento che tale piattaforma genera, come risulta dalle osservazioni presentate alla Corte, considerevoli introiti pubblicitari”.
Molto probabile a questo punto l’immediata introduzione di filtri di controllo rigidi per prevenire la veicolazione di contenuti protetti da copyright, con conseguenti pesanti restrizioni e presumibili latenze a danno anche degli utenti che postano contributi liberi. (M.L. per NL)