Se ne era parlato nel mese di maggio anche su queste pagine. L’IMAE aveva racimolato, negli anni, ben 118 milioni di euro mai retroceduti agli autori aventi diritto.
In oltre 20 anni di attività, l’IMAIE non ha mai ridistribuito i proventi della propria attività e, ciò che è più grave, nonostante la consapevolezza di non essere in grado di procedere al riparto ha continuato ad incassare esorbitanti importi a titolo di equo compenso. Su queste basi, il Prefetto di Roma aveva dichiarato estinta l’IMAIE. Tale provvedimento è stato, successivamente, impugnato (dall’ente estinto) dinanzi al TAR del Lazio che si è pronunciato con un’ordinanza (n. 02769/2009) atta a sospendere gli effetti di quanto disposto dal Prefetto. Si legge, infatti, che “sarebbero emersi elementi in grado di mettere in dubbio l’effettiva sussistenza degli elementi posti alla base del provvedimento del Prefetto”. Provvedimento prontamente impugnato dal Prefetto al Consiglio di Stato che, con l’ordinanza n. 5616/2009, ha invece confermato (pur nella fase cautelare) la legittimità del procedimento di estinzione di IMAIE. E’ quindi, ad avviso dei supremi giudici amministrativi, privo di censura l’operato dei commissari liquidatori, già nominati dal Presidente del Tribunale di Roma, cui spettano poteri di amministrazione ordinaria e straordinaria, compiti tra i quali rientrano la riscossione e la distribuzione, agli aventi diritto, dei proventi maturati. Immediate le reazioni del Presidente Vinello, secondo il quale tale provvedimento risulterebbe “illegittimo, irrazionale e scandaloso”. (M. P. per NL)