L’11 maggio si è tenuto a Roma, presso l’Università LUISS il convegno “Il diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica” a cura dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e la LUISS.
Secondo uno studio commissionato dall’Autorità (“Costruire un’economia digitale: l’importanza di salvaguardare i livelli occupazionali nelle industrie creative dell ‘Ue”) la pirateria sulle opere creative è costata, nel 2008, dieci miliardi di Euro nelle sole Gran Bretagna, Germania, Italia e Spagna e 185 mila posti di lavoro. Tale cifra potrebbe crescere, nel 2015, tra i 32 e i 56 miliardi di Euro, a seconda del tasso di crescita del file-sharing illegale. Il presidente dell’Authority, Corrado Calabrò, contrario all’imposizione di filtri ai contenuti, ha osservato che “Se i legislatori continueranno a ragionare sulla base di schemi giuridici e mentali di un mondo non digitale e non globalizzato, faranno un buco nell’acqua e finiranno per incoraggiare comportamenti forieri di pericoli ben più grandi”. Sempre secondo Calabrò, “l’Autorità non aspira a diventare lo sceriffo del web. Meglio andare verso forme di cooperazione con tutti i soggetti coinvolti e gli Internet Service Provider”. Ma oltre al problema della pirateria c’è anche quello degli investimenti. Calabrò ritiene che l’utilizzazione gratuita dei contenuti, consentita dai grandi motori di ricerca che indirizzano gli utenti verso siti da cui scaricare video e musica, “non solo sottragga introiti legittimi agli autori di contenuti e agli operatori di telecomunicazioni, ma scoraggi anche i forti investimenti che sarebbero necessari per sostituire il rame con la fibra ottica”. Per Giorgio Assumma, presidente della Siae, “La repressione serve fino a un certo punto e crea martiri” mentre diventa fondamentale il ruolo delle società di collecting e un sistema di licenze con cui autorizzare i provider a caricare le opere a fronte di un compenso differenziato per numero di downloading o introiti pubblicitari.