Associazioni spettacolo, cultura ed informazione: reazioni inconsulte basate su bugie e mistificazioni.
A seguito della approvazione del decreto firmato dal ministro per i beni e le attività culturali, che ridetermina i compensi per la riproduzione fono-video su supporti vergini e apparecchi per la registrazione, si è aperto un dibattito che ha visto contrapposti da una parte gli aventi diritto (autori, interpreti, produttori) e dall’altra l’industria tecnologica e un’associazione di consumatori. Dopo i consensi al testo del decreto espressi dalla Siae e dalle associazioni dei produttori fonografici come Afi, Audiocoop, Fimi e altre aderenti a Confindustria Cultura e dal Movem09, movimento che riunisce 40 associazioni, federazioni e sindacati del settore spettacolo, cultura e informazione, otto associazioni di categoria hanno diffuso un comunicato a difesa del decreto. Di seguito, il testo del comunicato con le sigle firmatarie.
Le mistificazioni dell’economia canaglia
L’aggiornamento delle tariffe di copia privata ha scatenato reazioni inconsulte basate su bugie e mistificazioni. La prima bugia è che le tariffe costituiscano un "equo compenso" per l’autore e il produttore la cui opera viene registrata e riprodotta al di fuori del mercato. La verità è che il compenso non è equo, visto che le quantità economiche previste dal decreto non hanno nessun nesso quantitativo con il costo di mercato dell’opera originale, ma sono del tutto simboliche. La seconda bugia è che la copia privata sarebbe una tassa. La verità è che, nello spirito della direttiva europea che l’Italia ha recepito nel 1993 e in questa sede aggiornato, la copia privata è un risarcimento riconosciuto agli autori e ai loro editori per il mancato guadagno che deriva dalla mancata vendita dell’opera. La terza bugia è che i proventi da copia privata andrebbero a ingrassare le casse della Siae. La verità è che la Siae, per legge del 1941 e non per iniziativa del ministro Bondi, ha il compito di incassare per conto di autori ed editori quanto di loro spettanza e di ripartirlo tra gli aventi diritto. Passiamo ora alle mistificazioni. Il decreto, come da direttiva europea, impone il pagamento del compenso per copia privata a chi importa o fabbrica, allo scopo di trarne profitto, apparecchi atti alla registrazione e alla duplicazione di opere protette dalla legge sul diritto d’autore. È molto curioso che non venga messo in discussione il profitto dei produttori e importatori di apparecchi e ci si scagli contro il risarcimento (non il profitto) dei creatori delle opere protette. Ed è ancora più curioso che a farlo non siano solo i suddetti produttori e importatori, ma sedicenti associazioni di consumatori, politici e pensatori vari in libertà, che immagineremmo più volentieri impegnati a valutare l’equità del rapporto tra costo di produzione e prezzo al pubblico dei prodotti informatici. Insomma, sembrerebbe che i consumatori e chi dice di rappresentarli trovino giusto pagare 200 euro un iPod o 700 un iPhone e ingiusto pagare un compenso che serve a risarcire un lavoro prestato, utilizzato e non remunerato. Peraltro, all’estero le tariffe per la copia privata sono state aggiornate da anni e ciò nonostante il prezzo di vendita degli apparecchi è di gran lunga inferiore al nostro e perfino negli USA, dove la copia privata non esiste, un iPhone costa solo 199 $. È altrettanto curioso che molti soggetti politici non vogliano compiere queste elementari considerazioni e scelgano il silenzio o posizioni equivoche, tanto da destare il sospetto che proteggere e valorizzare chi vive della propria creatività, nonché tutto il settore dell’industria culturale, equivalga a una perdita di consenso e di immagine. A maggior informazione di tutti, quindi, (anche se questo dovrebbe essere il compito istituzionale di associazioni come Altroconsumo e non il nostro, ma evidentemente Altroconsumo ha Altrinteressi) riteniamo doveroso avvertire che sarà ingiustificato ogni aumento superiore a 0,22 € sui CD-R, a 0,36 € sulle chiavette USB da 4 gigabyte, a 4 € sugli hard disk esterni da 400 giga, a 2,40 € sui computer con masterizzatore interno, a 0,90 € sull’irrinunciabile iPhone. Ci aspettiamo la dovuta attenzione da parte dei consumatori.
AIDAC – associazione italiana dialoghisti adattatori cinetelevisivi
ANEM – associazione nazionale editori musicali
FEM – federazione editori musicali
GCI – gruppo cultura italia
L’ASSOCIAZIONE – sindacato degli autori, compositori, interpreti italiani
MAP – movimento autori professionisti
SNAC – sindacato nazionale autori compositori
UNEMIA – unione editori autori musica italiana