La recente normativa sul diritto d’autore (d.lgs. 35/2017) prevede un rinnovamento delle modalità di comunicazione dell’utilizzo delle opere musicali da parte degli utilizzatori – come radio e TV – agli enti di gestione collettiva dei diritti, cioè SIAE ed SFC, nonché agli altri organismi di gestione indipendente, come la ormai nota startup italo-britannica Soundreef: i report delle emittenti sono importanti perché costituiscono la base del calcolo del diritto d’autore sui brani che passano in radio e televisione.
Ciò è vero specialmente nel caso di SIAE che, come indicano i principi generali dell’Ordinanza di Ripartizione 2017, adotta come criterio di riparto primario il modello analitico “basato sulle informazioni di dettaglio contenute nei programmi musicali trasmessi dagli utilizzatori, nei report trasmessi dalle Emittenti TV/Radio o in altri tipi di documentazione (es. report per musica on line). Nel caso in cui, l’utilizzatore non sia in grado di fornire informazioni complete o in un formato gestibile dalla SIAE, la Società può ricorrere a metodi alternativi di acquisizione delle informazioni per la ripartizione, anche attraverso tecniche di fingerprinting digitale”.
Per quanto riguarda SIAE il calcolo e il riparto dei diritti d’autore nel caso di opere utilizzate dalle radio avvengono sulla base di due modelli, alternativi tra loro e descritti nell’ Ordinanza di Ripartizione che ogni anno la società provvede ad aggiornare.
Il primo è il modello analitico, indicato anche come criterio primario di riparto nei principi generali dell’Ordinanza. Si applica alle emittenti con licenza nazionale ed è “basato sulla durata delle utilizzazioni, moltiplicata per dei coefficienti che tengono conto della funzione assolta dalla musica e della fascia oraria nella quale è trasmessa”.
Operativamente, SIAE, per tutte le emittenti nazionali, monitora le singole utilizzazioni di ogni opera per determinarne la durata, il “coefficiente 1” costituito dal valore attribuito alla fascia oraria di trasmissione dell’opera (figura 1) e il “coefficiente 2” costituito dal valore attribuito alla funzione più o meno protagonista della musica (figura 2). Il prodotto di questi tre fattori corrisponde al valore della singola utilizzazione che, sommato a quello delle altre utilizzazioni della stessa opera, ne determina il valore complessivo per l’emittente.
Tale valore viene rapportato agli incassi complessivi dell’emittente, ottenendo il c.d. “punto radiofonia” che, moltiplicato per il valore della singola utilizzazione darà finalmente il “maturato”, cioè il quantum dei diritti d’autore da corrispondere.
L’alternativa è il modello campionario, che viene applicato alle emittenti a licenza locale. È un modello decisamente più snello, sia per la ridotta quantità di dati da gestire, sia per l’assenza dei calcoli matematici prima descritti: secondo le linee guida dell’Ordinanza SIAE la ripartizione è “basata sulla rilevazione effettuata dalla Società delle musiche trasmesse da un campione rappresentativo di Emittenti Radiofoniche nel periodo di riferimento. La ripartizione degli incassi totali viene effettuata proporzionalmente alla durata delle utilizzazioni rilevate”.
La predilezione per il modello analitico, nonostante la complessità, è data dall’importanza del segmento radiotelevisivo nella riscossione dei diritti d’autore: quasi a 4 milioni di secondi relativi a opere musicali distribuiti su 110 canali radio/TV in Italia e di oltre 2400 emittenti in tutto il mondo.
Del resto, a supporto della raccolta dati degli utilizzi delle opere, giunge la tecnologia fingerprint – per intendersi, la stessa utilizzata dalla diffusa app Shazam per identificare i brani con l’ascolto di poche battute – grazie alla quale è possibile una rilevazione sempre più puntuale e rapida, quasi in tempo reale. È questo uno dei punti di forza di Soundreef, battagliera concorrente della SIAE, che – in nome della trasparenza – rende disponibili “live” ad autori ed editori le statistiche di utilizzo delle opere. (P.B. per NL)