Diritto d’autore blindato. Questa volta il partito di Wikipedia è stato sconfitto: il Parlamento europeo, riunito in seduta plenaria a Strasburgo, a larga maggioranza (438 sì, 226 no e 38 astenuti), ha infatti approvato la direttiva sul diritto d’autore. Vagliate decine di emendamenti dopo lo stop del luglio scorso promosso da una campagna di sensibilizzazione della enciclopedia online “libera”, Wikipedia, che in questa occasione ha salvato se stessa, ma non tutti gli altri che gli erano aggregati nella speranza di un fronte comune.
Rispetto al previgente testo normativo sono state introdotte molte variazioni, anche se l’architrave originaria, fondata sugli articoli 11 e 13, è rimasta in piedi.
Nel merito, la direttiva sul copyright è stata emendata sensibilmente rispetto al testo originario, ma ha conservato i due articoli più controversi: l’11, cioè la cd. “link tax e il 13, recante quello che è stato nominato “upload filter”.
L’art. 11 prevede che l’UE possa attribuire agli editori di “pubblicazioni giornalistiche” diritti per conseguire “una giusta e proporzionata remunerazione per l’uso digitale delle loro pubblicazioni dai provider di informazioni“, anche se, va detto, l’obbligo non vieta l’impiego in forma privata e non commerciale.
Rilevante, invece, la raccomandazione normativa introdotta affinché “gli autori siano sicuri di ricevere un’appropriate del valore aggiunto incassato dagli editori dall’uso delle proprie pubblicazioni“.
L’articolo 13 sul cd “filtro sugli upload” prevede invece che le piattaforme online debbano definire “contratti di licenza con i proprietari dei diritti, a meno che questi non abbiano intenzione di garantire una licenza o non sia possibile stipularne”. In difetto di accordo i fornitori di servizi online devono attuare “misure appropriate e proporzionate che portino alla non disponibilità di lavori o altri argomenti che infrangano il diritto d’autore o diritti correlati“.
In sostanza, il testo normativo è frutto di una complessa mediazione tra le richieste degli editori/autori ed i gestori delle piattaforme online. In realtà, anche se quest’ultimi paiono, nell’attuale formulazione, i meno favoriti, essi mantengono comunque una posizione di forza nella misura in cui editori ed autori necessitano comunque dei secondi per scongiurare la ghettizzazione dei propri contenuti con conseguente marginalizzazione nel mercato. (M.L. per NL)