Una copertura totale delle partite del Mondiale attraverso quattro reti in chiaro, commentatori “illustri” come la Gialappa’s Band, approfondimenti e collegamenti in diretta dalla Russia: questa è l’offerta di Mediaset per il Mondiale 2018, che gli italiani hanno cominciato ad apprezzare dallo scorso 14 giugno e che dovrebbe – non senza una certa sofferenza in quel di Cologno Monzese – costituire l’ultimo sforzo del broadcaster in ambito calcistico, che nel bando per i diritti della Serie A del prossimo triennio ha dovuto cedere il passo a Sky e Perform, dopo aver già rinunciato alla Champions League.
Per ora sembra un successo: nonostante il tardivo annuncio (Pier Silvio Berlusconi ha reso noto l’acquisto dei diritti tv per tutte le partite della competizione solo a dicembre 2017) e l’atteggiamento non proprio di favore da parte della Fifa, piccata dall’aver ricavato solo 70 milioni di euro dall’Italia esclusa dal Mondiale, Mediaset sta svolgendo il servizio pubblico che si era prefissata di offrire (a fine competizione, poi, si potrà capire se il Biscione ha raggiunto anche obiettivo di entrate pubblicitarie).
Il merito del successo pare sia da attribuire in gran parte al capo delle produzioni sportive Fabio Cazzaniga, lodato nelle parole di Yves Confalonieri riportate da Italia Oggi, che lo dipingono come fautore reale del successo di Mediaset ai mondiali.
Confalonieri è il direttore dei contenuti di Premium e, forse sulla scorta dell’entusiasmo dell’esperienza mondiale, si è lasciato andare a dichiarazioni che riaprono la questione sul futuro impegno in competizioni calcistiche di Mediaset: “I mondiali di calcio non sono il nostro canto del cigno. Si va avanti, vedrete”.
L’ipotesi di ItaliaOggi, che prova ad interpretare il senso del criptico messaggio, non è peregrina: Mediaset potrebbe “rientrare dalla finestra” grazie ad accordi di ritrasmissione con Sky, con la quale ha tra l’altro recentemente consolidato un’alleanza, ottenendo l’inserimento dei canali Premium sulla piattaforma di Sky.
Sembrerebbe invece da escludere ogni eventuale accordo con Perform, che preferirebbe correre da sola con la piattaforma DAZN (si legge da-zone) che sarà disponibile in Italia entro il primo agosto. DAZN innova il panorama dell’offerta non solo e non tanto perché è un nuovo player sul mercato italiano, ma soprattutto perché utilizza un modello in abbonamento simile a Netflix: tutte le partite di cui Perform possiede i diritti di trasmissione, saranno visibili per gli abbonati a 9,99 euro al mese, con un mese di prova gratuito e la possibilità di disdire l’abbonamento in qualunque momento senza costi.
C’è chi ritiene improbabile che Perform possa realmente farcela da sola perché, per coprire i costi dell’acquisto dei diritti (190 milioni di euro) sarebbero necessari 2,4 milioni di utenti fissi di DAZN per ben otto mesi, obiettivo avvero alto per una piattaforma che non offre nemmeno tutte le partite del campionato. La vendita dei diritti di ritrasmissione, quindi, potrebbe essere un salvagente che Perform sarà costretta a valutare e, in questo caso, Sky si farebbe trovare pronta per completare la propria offerta. (V.D. per NL)