Diritti connessi. Braccio di ferro SCF/Radio continua. Altri artisti, preoccupati del calo di popolarità e vendite, rilasciano liberatorie

Nessuna pace tra emittenti radiofoniche (nazionali e locali) ed il Consorzio Fonografici (SCF) sulla questione dei diritti connessi (ai diritti d’autore).

Come noto, i rapporti da tempo già tesi tra la ex Società Consortile Fonografici (SCF), rappresentanza della maggioranza dei discografici e dagli stessi delegata alla raccolta dei diritti connessi ai diritti d’autore, si erano  bruscamente interrotti alla pretesa di questa di aumentare di 4 volte i compensi (dall’1% del fatturato annuo al 4%), con un maggior esborso per le radio di diversi milioni di euro, peraltro in un momento di forte difficoltà economica. Era allora scattata una contromisura delle radio (prima, in maniera coordinata, delle nazionali, poi, senza un piano preciso, delle locali) rivelatasi da subito molto efficace: blocco della programmazione dei nuovi brani musicali, con effetti devastanti sulla promozione e quindi sulle vendite. Il ricco consorzio SCF aveva quindi tentato, per tramite del suo presidente Saverio Lupica, di minimizzare, salvo poi – accertato un certo nervosismo tra i propri iscritti – convocare in fretta e furia una poco felice conferenza stampa dove, senza mezzi termini, le radio erano state accusate di aver messo in atto un "ricatto". Erano quindi seguite durissime prese di posizione delle radio nazionali, che avevano preannunciato querele, allontanando l’ipotesi di una rapida e bonaria composizione, peraltro sollecitata anche dal Ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Sandro Bondi, investito del problema dalla RNA. Intanto gli artisti, preoccupatissimi del calo di popolarità e di vendita conseguente all’embargo radiofonico – estesosi a macchia d’olio anche alle emittenti locali (anche se alcune organizzazione sindacali sono rimaste in un imbarazzante silenzio, nello stupore dei propri associati) – avevano preso a rilasciare a pioggia liberatorie per la programmazione, a dispetto degli inviti di SCF.  Ora, mentre non si ha notizia di una ripresa dei negoziati tra le radio e il Consorzio Fonografici (entrambi demandano ai giudici civili, ai quali si sono rivolti, la definizione del giusto compenso), è da registrare, tra la sostanziale indifferenza,  l’intervento sulla questione dell’IMPALA, la sconosciuta associazione internazionale dei produttori discografici indipendenti. Attraverso il comunicato diffuso ieri (che riportiamo in calce in lingua originale), l’ente ha, con poca convinzione, stigmatizzato il comportamento delle radio italiane, invitandole a rimettere in programmazione le novità discografiche. Sposando, di fatto, le tesi di SCF, l’IMPALA, leggendo a suo modo i dati, ha sostenuto che la quota dei diritti connessi riservata alle emittenti italiane sarebbe la più bassa d’Europa (di parere contrario le radio, che avevano già evidenziato come la lettura fosse più complessa di quel che si proponeva). Con una dichiarazione che di fatto butta benzina sul fuoco, IMPALA ha poi sostenuto l’improbabile tesi che le radio non concorrerebbero a promuovere la vendita della musica, ma da essa trarrebbero solo i vantaggi, fondando la maggior parte della programmazione. Un approccio al problema decisamente inopportuno e infelice oltre che, all’evidenza, privo di fondamento. Intanto, in attesa di proposte più coerenti e produttive, l’embargo sulla musica dei soggetti che non hanno rilasciato liberatoria (e c’è da credere che di qui a poco saranno molti gli artisti che vi provvederanno in barba alle improbabili affermazioni di IMPALA) per la tramissione va avanti. (M.L. per NL)
 
IMPALA Statement, Tuesday 1st June 2010
 
 
IMPALA has given it’s full support to Italian artists and labels in their current dispute with radio. IMPALA objects in principle to radio stations using boycotts and claiming artists and labels should not be paid for new releases, which add huge value.
 
Negotiations have been running since 2006 to bring the rates paid by Italian radio stations into line with other European countries. Artists and record producers were forced to take the issue to court where a judgement is expected next year. Despite ongoing attempts to find a flexible solution out of court, 10 national networks have now decided to boycott new releases on their stations. IMPALA asks the radio networks to reconsider this and agree to a new approach which would see Italy’s artists and investors in music properly rewarded.
 
Helen Smith, Executive Chair of IMPALA said, “Italian radio royalties are the lowest in Europe. They should come into line with other European countries. The argument that radio promotes sales is wrong. Radio’s value comes from its content, which is mainly music and in any event the singles market in Italy is dead. Artists and labels deserve to be properly paid for the contribution they make to the value of Italian radio. New music should be prioritised not discriminated against.”
 
IMPALA was established in April 2000 at the initiative of prominent independent labels and national trade associations.
 
PMI (Produttori Musicali Independenti) is the Italian national association of independent labels. PMI is an IMPALA member. For more details about PMI, please visit http://www.pmiitalia.org/home.php

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