Chiamarla vera e propria tregua è forse eccessivo. Primo perché, secondo quanto noto e confermato dalle parole di Lorenzo Suraci, presidente di Rtl, si tratterebbe di una decisione unilaterale presa dai grandi network radiofonici nazionali.
Secondo perché, al di là del ritorno on air dei grandi artisti della musica di casa nostra, da Luciano Ligabue a Gianluca Grignani, da Biagio Antonacci a Cesare Cremonini, la querelle giudiziaria continua e le cause pendenti avranno – secondo i tempi della giustizia ordinaria – un epilogo. Intanto, però, dopo un blocco di quasi quattro mesi, Rtl, Rds, Radio Deejay e Radio 105 hanno deciso di inserire nuovamente in playlist quegli artisti i cui diritti erano curati dal consorzio SCF. Si tratta di una decisione presa in coscienza del danno, indiretto, che l’embargo stava recando al mercato musicale italiano, dalla cui floridezza, chiaramente, le radio nazionali traggono vantaggio. La questione dell’aumento dell’aliquota, però, al momento resta congelata: saranno i tribunali a pronunciare l’ultima parola. Per ora, invece, sono le parole di Lorenzo Suraci a riaprire la breccia che consente alla musica nostrana di essere trasmessa dai nostri network. “Prima di tutto non è vero che avevamo smesso di trasmettere musica italiana – tiene a sottolineare il patron di Rtl – nella nostra programmazione quotidiana abbiamo dato spazio ad artisti come Lucio Dalla e Francesco De Gregori, Pooh, Gigi D’Alessio, Anna Oxa, Modà, Luca Dirisio (titolari in proprio di marchi o sotto contratto con etichette che hanno firmato la famosa liberatoria di rinuncia ai diritti connessi; oppure aderenti all’AFI, che con le radio ha raggiunto separatamente un accordo). Ultimamente, è vero, abbiamo iniziato a trasmettere i nuovi singoli di artisti come Ligabue, Alessandra Amoroso e Biagio Antonacci, che pure aderiscono a SCF. Ma non c’è niente di nuovo”. In realtà, di nuovo ce n’è eccome. Dopo quattro mesi, seppur non a regime regolare, la musica più ascoltata dai radioascoltatori è tornata sulle onde radio italiane. “Non assecondiamo più tutte le richieste delle case discografiche, – avverte, però, Suraci – e a volte evitiamo di programmare i secondi, terzi o quarti singoli estratti dagli album dei loro artisti. Visto che le etichette si fanno i fatti loro, anche noi facciamo i nostri interessi. Nell’attesa di sapere che ne sarà delle pendenze in corso”. Chissà se questa “apertura” significherà un ammorbidimento delle relazioni tra le parti o se si limiterà ad essere una concessione dettata alle radio da ragioni commerciali. E anche in questo caso gli scenari andrebbero rivisti. (L.B. per NL)