Diritti connessi ai diritti d’autore. SCF si confronta su NL sui temi caldi del settore

Commissione Europea Antitrust, diritto positivo e progetti di legge nazionali, rapporti con SIAE e con le emittenti private.

SCF è il consorzio che gestisce in Italia la raccolta e la distribuzione dei compensi, dovuti ad artisti e produttori discografici, per l’utilizzo in pubblico di musica registrata, come stabilito dalle direttive dell’Unione Europea e dalla legge sul diritto d’autore. Costituito nel 2000, con decisione favorevole dell’Antitrust (provvedimento n. 7422 – 27 luglio 1999), il consorzio SCF è oggi composto da case discografiche major e indipendenti e attualmente tutela i diritti discografici di oltre 250 imprese, rappresentative di larga parte del repertorio discografico nazionale e internazionale pubblicato in Italia. SCF gestisce, inoltre, i diritti di decine di migliaia di artisti ed interpreti italiani e stranieri, grazie agli accordi di collaborazione con IMAIE, Istituto Mutualistico Artisti Interpreti Esecutori. Infine, per conto di AFI e AUDIOCOOP, SCF raccoglie i compensi riferiti al repertorio delle etichette discografiche loro associate, nell’ambito del settore della pubblica diffusione. In questa intervista raccolta da Morgan Peyrot, Gianluigi Chiodaroli, presidente di SCF Consorzio Fonografici, affronta i tempi più caldi del settore di appartenenza.

Domanda – Quale è la posizione di SCF rispetto alla recente posizione della Commissione Europea Antitrust in merito ai “contratti di reciproca rappresentanza” delle società europee di gestione collettiva?

Risposta – Purtroppo non è ancora disponibile il testo integrale della decisione. Ci sembra che la Commissione Europea confermi quei principi che da tempo le società di collecting dei diritti connessi (discografici ed artistici) avevano adottato e li estenda anche alle società di gestione collettiva dei diritti d’autore. Dovremmo così avere in futuro, nell’interesse degli utilizzatori, una sostanziale simmetria e una maggiore semplificazione nella libera negoziazione, a livello europeo, di entrambe le tipologie di diritti, particolarmente sentita sul fronte dei diritti musicali e delle utilizzazioni in Internet.

D – In ambito legislativo, il Sen. Asciutti ha, di recente, proposto un DDL (S. 520) in materia di parità di condizioni fra soggetti che esercitano l’attività di intermediazione dei diritti d’autore. Come vede SCF questa proposta, che potrebbe aprire nuove strade operative?

R – Il giudizio è critico. Il disegno di legge in questione sembra infatti perseguire una finalità che condividiamo: quella di ridisegnare l’intero assetto normativo oggi esistente in Italia in materia di gestione collettiva dei diritti, in uno spirito di pluralismo ed apertura alla concorrenza. Il DDL però svolge l’esercizio in modo incompleto, perché distrugge l’esistente senza indicare alcuna specifica alternativa; propone infatti di cancellare il monopolio della SIAE e persino di sopprimere lo stesso IMAIE, senza però fornire alcun elemento di indirizzo costruttivo circa il possibile futuro assetto istituzionale e regolamentare della materia. Può quindi esser considerato solamente come un punto di partenza per la discussione.

D – Pensiamo alla vendita on-line di suonerie originali per cellulare. A parte l’obbligo di sottoscrizione della licenza con la SIAE, non credete sia auspicabile che la SCF stringa accordi anche con le Major che permettano di sottoscrivere una licenza (forfetaria o meno) per il pagamento dei diritti connessi su ogni brano?

R – La questione è più complessa e si interseca con la libera ed autonoma valutazione di ciascuna casa discografica (ed editoriale) circa la gestione collettiva o individuale dei propri diritti. E così, come per SCF vi sono case discografiche che preferiscono gestire individualmente l’uso delle registrazioni sui cellulari, ci risulta che anche per la stessa SIAE non tutti gli Editori Musicali hanno confermato il mandato per la gestione dei relativi diritti editoriali in tale canale. In prospettiva, la proposta di ampliare la gestione centralizzata e collettiva è certamente auspicabile, almeno per quelle forme di utilizzazione che non comportino abbinamenti pubblicitari o specifiche iniziative di marketing.

D – E’ forte la sensazione che SCF e SIAE – a parte la differente tipologia di diritti che tutelano – siano unità distinte e poco comunicative fra di loro. Ritenete del tutto avulsa dalla realtà una eventuale collaborazione, unificando le proprie forze nelle gestione dei compensi dovuti agli autori, interpreti ed esecutori per le differenti tipologie di utilizzazione dei brani?

R – SCF è sempre aperta ad ogni possibile collaborazione, tanto con SIAE quanto con qualsiasi altra organizzazione, volta ad ottimizzare la gestione collettiva dei diritti, purché siano fatte salve le specificità di ciascuno e la pariteticità dei ruoli individuali.

D – Stante l’obbligo per le emittenti radiofoniche (sia nazionali che locali) di assolvere il pagamento dei diritti connessi, non ritiene SCF più utile informare direttamente l’emittente della necessità di mettersi in regola piuttosto che segnalare alla GdF tale inadempimento? Si chiede questo perché nei verbali di accertamento della GdF si legge spesso che le segnalazioni provengono spesso dalla SCF.

R – SCF mantiene contatti regolari e diretti con tutte le emittenti radiofoniche nazionali e locali, la quasi totalità delle quali risulta titolare delle nostre condizioni di licenza. Ci risulta che nei casi in cui la GdF, nell’ambito della propria autonoma attività di controllo, rileva una possibile mancata regolarizzazione dei diritti connessi, essa correttamente svolge, prima di procedere oltre, ogni opportuno riscontro anche presso i nostri uffici: ecco spiegata la ragione della nostra citazione nei verbali di accertamento.

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