La querelle tra la rappresentanza dei discografici (il Consorzio SCF) e quella delle radio nazionali (RNA) per la determinazione del compenso spettante ai primi (che lo vorrebbero maggiore) per l’utilizzo dei supporti fonografici per l’attività delle seconde (che lo ritengono già congruo) non si è affatto placata.
E’ vero, dopo i durissimi comunicati degli ultimi due mesi, era sceso il silenzio sulla vicenda. Che però non si è affatto risolta, in quanto le parti non hanno ancora trovato un accordo. Così, in attesa che i giudici civili aditi (da SCF) si pronuncino sugli effetti (civilistici) della scadenza del contratto del 2006, i rapporti tra le parti restano tesi, con gravissime riverberazioni sulla promozione musicale e per l’attività degli artisti, soprattutto emergenti (molti dei quali hanno visto pregiudicate le proprie fatiche a causa dello stop della veicolazione dei brani da parte delle radio). Pertanto, in attesa se ne venga ad una (sul piano negoziale o giudiziale), Marco Beltrandi (PD) ed altri parlamentari hanno presentato nei giorni scorsi un’interrogazione al ministro per i Beni e le attività culturali (Bondi, al quale RNA si era già rivolta) e al ministro dello Sviluppo economico (ad interim, Berlusconi). L’interrogazione parte dalla premessa che "è in corso un difficile confronto per il rinnovo del contratto dei diritti connessi tra la SCF, la società di collecting delle imprese musicali che raccoglie i compensi dovuti ad artisti e produttori, e la RNA, che rappresenta le radio nazionali associate", contratto che "risulta scaduto dal 2006" e che, "anche in virtù di anomalie nella normativa attualmente vigente", non ha consentito di raggiungere "un’intesa volta a ridefinire una piattaforma condivisa per l’adeguamento dei corrispettivi per i diritti discografici". "Il mancato rinnovo del contratto nazionale sta producendo una serie di distorsioni nella remunerazione dei diritti con grave pregiudizio degli editori e degli artisti oltreché una profonda lacerazione nei rapporti tra i due soggetti che dovrebbero invece essere partner per il sostegno al patrimonio artistico del nostro Paese", osservano gli istanti, che sottolineano al governo che "oltre allo stallo delle trattative, è in corso un contenzioso legale in cui i network radiofonici nazionali sono stati chiamati in giudizio per il mancato pagamento dei diritti ai legittimi titolari, ai sensi dell’articolo 73 della legge 22 aprile 1941, n. 633" e che "al di là delle ragioni di merito del contendere e delle legittime esigenze di ciascuna delle parti in causa", risulta "che le emittenti radiofoniche abbiano unilateralmente deciso di sospendere dai palinsesti la programmazione dei nuovi brani di cantanti italiani, sospensione che sta seriamente danneggiando i giovani artisti e i talenti emergenti. Un danno che in questa fase di crisi rischia di mettere a repentaglio gli investimenti in ricerca e sviluppo nella musica". I parlamentari hanno quindi chiesto se i ministri interrogati "siano a conoscenza dell’attuale stato dei fatti" e "se non ritengano quanto mai urgente convocare un tavolo con la partecipazione di tutti i soggetti interessati per trovare una soluzione negoziata e porre termine al supposto blocco della programmazione radiofonica degli artisti italiani". L’interrogazione si conclude domandando "quali ulteriori iniziative, necessarie ed urgentissime", intendano attuare i ministri interpelleati "per dare soluzione al problema (…) nell’eventualità in cui la soluzione proposta dagli interroganti non venga recepita". Insomma, la dimostrazione ulteriore che la controversa questione dei diritti connessi ai diritti d’autore va affrontata e risolta una volta per tutte con uno specifico e urgente intervento normativo per evitare che il braccio di ferro tra le parti possa determinare danni gravi ed irreparabili per il comparto musicale italiano, già colpito dalla crisi economica internazionale. (A.M. per NL)