I tempi cambiano (bella scoperta!) e quindi cambiano anche gli usi e i costumi delle persone. E le loro dipendenze. Una volta c’era la dipendenza dal fumo, dall’alcool, dalle droghe, dallo shopping; ora c’è la dipendenza da computer.
Certo, lo sapevamo già, ma tutto sommato non ci faceva una grande impressione. Invece è una catastrofe se è vero come è vero che – secondo una ricerca condotta da AOL e Salary.com – l’americano medio invece di lavorare trascorre due ore e 10 minuti digitando siti al computer. Va da sé che tutto ciò ha un costo per l’economia statunitense; di questi tempi, poi. C’è chi ha calcolato che la perdita si aggirerebbe sugli 800 miliardi di dollari l’anno. Sapevamo già di Università americane e di aziende che hanno inserito dei blocchi per il social networking, proprio perché minacciava il rendimento dei lavoratori e degli studenti. Ora scopriamo che si tratta di una vera malattia, una dipendenza che limita la creatività, oltre che ridurre la produttività. Ed ecco che nascono i blocchi anti social networking: Freedom, Anti –Social e tanti altri. Ma ciò che più ha stupito i ricercatori è stato l’aver riscontrato che molti navigatori in web letteralmente, leggendo le mail, vanno … in apnea. Verrebbe da ridere pensando che si tratta di … navigatori, quindi abituati ad andare anche sott’acqua; ma la questione è seria. Bisogna fare i conti con un mutamento di stile di vita. Quanti di noi la mattina, oltre a mettere sul fuoco la macchinetta del caffè, non accendono anche il PC? Quanti di noi la prima cosa che fanno, entrando in casa dall’ufficio ( dove per altro eravamo seduti davanti al PC) non accende il proprio portatile? Certo c’è chi ancora non usa il computer per partito preso (come non usa l’ascensore o guarda la TV), ma non possiamo bloccare il tempo fermando le lancette dell’orologio! Resta che bisogna abituarsi a vedere la macchina come un mezzo e non come un fine; uno strumento per migliorare le nostre capacità e non per assopire la nostra fantasia e creatività. (A.V. per NL)