Digitale terrestre, Veneto: il Piano di assegnazione delle frequenze rischia di far sparire TVA Vicenza

TvA Vicenza è un’emittente privata che opera nel Veneto; ha due sedi: una a Vicenza, appunto, e una a Cassola. Nata nel 1978, nell’arco della sua storia ultratrentennale è divenuta una delle realtà locali più seguite e autorevoli.
Ha una media d’ascolti giornaliera di 202mila fruitori ed un arco di trasmissione che, oltre alla provincia di Vicenza, raggiunge quelle di Padova, Verona, Treviso e Rovigo nord. TvA Vicenza conta 50 dipendenti e 30 collaboratori e il suo quartier generale è un gioiellino, con 3 studi di ripresa, 3 sale di regia e 5 di montaggio. In tutto fattura 4,5 milioni di euro annui ed è una delle realtà più in salute dell’intero comparto. In vista del passaggio al digitale, previsto in Veneto nel periodo compreso tra il 21 ottobre e il 25 novembre prossimi, TvA ha investito, all’inizio di quest’anno, oltre un milione di euro, pari a un quarto del fatturato annuo, per adeguare i propri impianti. Secondo quanto riportato dal Giornale di Vicenza potrebbe però essere stata fatica inutile. Il Piano di assegnazione delle frequenze digitali, varato lo scorso 28 giugno dall’Agcom, ha infatti lasciato di stucco le tv locali: in barba alla legge 249 del 1997, che assegna un terzo del totale delle frequenze alle emittenti locali, l’Autorità ha assegnato tutte le frequenze concretamente disponibili per il Veneto ai network nazionali. In Veneto, ricordiamolo, sono infatti disponibili, invece delle 55 canoniche, solo 27 frequenze, perché le restanti non possono essere utilizzate pienamente in quanto incompatibili con le emittenti della Croazia e Slovenia, in virtù degli accordi presi a Ginevra nel 2006. in questo modo, non solo TvA Vicenza, ma tutte le emittenti locali, parte delle quali sono talmente radicate da raggiungere un audience paragonabile a quelle dei network nazionali, rischiano seriamente di scomparire con il passaggio al digitale, nonostante molte di esse abbiano già provveduto a investire nell’adeguamento degli impianti. Luca Ancetti, padre di TvA, parla di “attentato alla pluralità dell’informazione”, con le tv locali “sacrificate alla ragione che si deve trovare più spazio alle nazionali”, e pone l’accento sul conflitto d’interessi in atto, anche in questo campo, per Mediaset, con Berlusconi, ad oggi, non solo premier, ma anche Ministro per lo Sviluppo Economico ad interim. Ancetti si unirà ai proprietari delle altre emittenti locali venete per studiare un’azione legale congiunta, con ricorso al Tar del Lazio, che ha giurisdizione in questo campo (sebbene la delega alle Comunicazioni sia di Paolo Romani). Il tempo stringe e TvA rischia seriamente che, se non dovesse cambiar nulla, la data del 21 ottobre possa segnare la fine di un’esperienza ultratrentennale, con susseguente rischio per ottanta posti di lavoro. Intanto, anche la politica si attiva sul fronte. L’altro ieri Antonio Di Pietro ha presentato un’interrogazione parlamentare alla Camera per il rispetto della legge 249 del 1997, che garantisce la riserva di 1/3 delle frequenze disponibili alle emittenti locali. “È vero o non è vero – ha esordito il leader dell’Idv – che la legge n. 249 del 1997 ha previsto una riserva di un terzo dei programmi televisivi del digitale terrestre irradiabili dalle emittenti locali poiché l’Accordo internazionale di Ginevra del 2006 ha previsto che le frequenze per il nord-est in tutto devono essere ventisette?”. E ancora. “È vero o non è vero che matematica vuole che diciotto dovrebbero essere le frequenze nazionali e nove quelle locali coordinate? È vero o non è vero che il 28 giugno 2010 il piano nazionale di assegnazione delle frequenze televisive dell’Autorità per le comunicazioni ha previsto invece 25 emittenti nazionali? Se la matematica non è un’opinione, 27 meno 25 fa 2. Come mai? Chi l’ha deciso? Cosa vuole fare il Governo?”. A Di Pietro ha risposto Elio Vito, Ministro per i rapporti col Parlamento che, a proposito della mancanza di due frequenze ha ribattuto: “Secondo l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, la pianificazione è stata svolta in perfetta coerenza con le disposizioni normative vigenti. Inoltre, con l’uso estensivo della tecnica isofrequenziale, già sperimentata con successo nella regione Sardegna, sono stati raggiunti gli obiettivi indicati nella delibera del 2009. Tali obiettivi, secondo la stessa Autorità per il Ministero sono complessivamente superiori alle risorse coordinate per l’Italia previste dagli accordi di Ginevra del 2006”. Chiacchiere a parte, ad ogni modo, ciò che chiede TvA Vicenza, così come tutte le altre emittenti penalizzate dal piano d’assegnazione delle frequenze, è il rispetto della legge e del loro diritto al lavoro. (L.B. per NL)

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