(Trentino Corriere della Alpi – di Andrea Selva)
TRENTO. Da metà febbraio Rete 4 si vedrà solo con il decoder? Chi se ne frega. Spegneranno anche Rai 2? Pazienza. I trentini non si agitano, uno su tre anzi dichiara che non ha nessuna intenzione di acquistare quel benedetto decoder per la televisione digitale, un altro 19% non lo sa. Scettici, disinformati. Ecco i risultati (mai diffusi dalla Provincia) di un sondaggio commissionato alla Swg di Trieste che ha pure bocciato la campagna informativa con Adriana Volpe giudicandola “insufficiente”.
Il 15 febbraio sarà anche vicino, ma che saranno mai due canali? C’è tempo fino ad ottobre 2009 prima di perdere del tutto la televisione a cui siamo abituati. Non c’è fretta, anche se è facile prevedere che quando arriverà il momento si scatenerà la corsa al negozio più vicino. Ecco il ritratto dei trentini come emerge dal sondaggio commissionato nel dicembre scorso dal consiglio provinciale alla società Swg. Un sondaggio che ha dato risultati amari, con una sonora bocciatura alla campagna informativa organizzata dalla Provincia, costata oltre 800 mila euro, compreso l’ingaggio della show-girl Adriana Volpe.
Soldi buttati via – par di capire – visto che “la campagna non ottiene la sufficienza nemmeno tra chi l’ha vista, in particolare per quanto riguarda la psosibilità di ricevere assistenza tecnica e contributo per il decoder”. Così si legge nelle conclusioni del sondaggio. E ancora: “solo la metà di chi ha visto la campagna di comunicazione la ritiene valida per le spiegazioni fornite sui vantaggi del digitale rispetto all’analogico e sulle modalità e tempi del passaggio al digitale”.
C’è un 41% di trentini che non sa indicare la data in cui si spegneranno i primi due canali analogici, cioè Rete 4 e Rai 2 (risposta: 15 febbraio). Ma c’è di peggio: tra quelli che hanno già la possibilità di vedere la televisione digitale a casa propria c’è una buona percentuale (il 25 per cento) che non usa il decoder perché non è capace, oppure perché la zona di residenza non è coperta dal segnale o ancora perché l’immagine non si vede bene. Un problema – quello della ricezione difficoltosa – ben conosciuto in Sardegna, la regione più avanti per quanto riguarda il passaggio dall’analogico al digitale, dove però ci sono paesi interi che protestano per la scarsità del segnale digitale che ha una particolarità: o si vede perfettamente oppure non si vede, non ci sono vie di mezzo. Per questo chi finora si è accontentato di vedere le trasmissioni con l’effetto “neve”, magari all’ombra di una montagna, dovrebbe cominciare a preoccuparsi.
Nell’accordo tra la Provincia autonoma e lo Stato era previsto l’obiettivo di arrivare al 65 per cento di penetrazione del digitale in questa fase, ma nel dicembre scorso (all’epoca del sondaggio) eravamo davvero molto distanti: solo il 26 per cento della popolazione ha un collegamento al digitale terrestre, percentuale che sale al 48 per cento tenendo conto delle parabole satellitari o della televisione via cavo (che però sono un’altra cosa). (23 gennaio 2009)