Tre giorni dopo l’avvio dello switch-off laziale, si può cominciare, almeno sull’area di Roma, a fare la conta dei morti e dei feriti. Che, grazie alle toppe ministeriali dell’ultimo momento, sono stati un po’ meno di quelli che alla fine della settimana scorsa (con un master plan pieno di errori) ci si aspettava.
Rimangono ovviamente sul tappeto i problemi enormi dell’utenza alle prese con decoder dai comportamenti eterogenei (per i quali le associazioni di consumatori sono sul piede di guerra, intenzionate a non arretrare di un centimetro dalle pretese di risarcimento dei danni patiti dai telespettatori) e il dramma dei numeri LCN (la cui soluzione pare sia di là a venire, forse anche perché ad alcuni grandi player conviene così), ma, almeno sul piano strettamente radioelettrico, alcuni errori sembrano essere stati corretti. Ciò, beninteso, non risparmierà i ricorsi al TAR, che i legali di molte emittenti stanno già predisponendo (almeno una decina, a quanto risulta a questo periodico), in prevalenza contro assegnazioni frequenziali riduttive rispetto alle aspettative, oppure per la mancata attribuzione di un secondo mux. Problemi da non sottovalutare, come insegna il caso Europa 7. Non sono però cancellati né leniti, ed anzi costituiscono una macchia, i gravissimi errori di comunicazione del viceministro al MSE Paolo Romani, che, in pieno caos, sosteneva che "tutto è andato bene". Ne esce male anche DGTVi, che più che un’associazione di supporto per l’affermazione del DTT è sembrata in occasione della delicata transizione tecnologica un’agenzia pubblicitaria, lontana anni luce dalla mission resa pubblica, che avrebbe dovuto essere quella di evidenziare chiaramente i problemi che il salto tecnico comportava, per poterli risolvere al meglio. Intanto, per capire come è andata a finire (sulla capitale) sul piano strettamente tecnico e dal punto di vista degli operatori di rete (come abbiamo scritto, per l’utenza è ancora una tragedia), attingiamo ad un puntuale report di Oliviero Dellerba pubblicato su Millecanali online. "Tutto come da programmi… O quasi! Lo switch off romano alla fine si è aperto con un numero limitato di problemi rispetto a quanto capitato in altre aree tecniche. C’è di che essere soddisfatti? Aspettate, per carità! Torniamo con la mente al precedente articolo su queste pagine web: eravamo rimasti con un masterplan infarcito di errori e omissioni, con impianti legittimati dalla magistratura misteriosamente non considerati e il tempo che passava rapidamente. Il masterplan definitivo è arrivato alle emittenti di fatto sabato mattina (a noi alle 9.28), in pratica a meno di due giorni dalle prime operazioni: molti i problemi risolti, specie su Roma Capitale. Risolti si fa per dire: si sono spostati… Così i conflitti tra le emittenti non sono sul Cupolone ma nell’agro pontino, dove si è riusciti a dare il medesimo canale a due Tv (Telepontina e Sl 48 sul 31, Extra Tv e Canale Italia 2 sul 39 e volendo l’elenco è ancora più complesso). Al gruppo Amici Tv, il più penalizzato nella prima tornata, sono andati tre mux su Roma (23, 53 e 69) in luogo dei quattro canali eserciti (F, H1, 47 e 70). Si sono recuperate le situazioni che avevano eliminato del tutto Telesabina 2000 e ridotto Itr Sora e Napoli Tv. Insomma, molti degli accidenti (più che incidenti) di percorso erano stati sanati. Resta da chiedersi come possa il Ministero avere dati di partenza così vecchi e di fatto inutili e come possa pretendere di lavorare su quelli, ma finiremmo con il metterla in politica. Passata la domenica, lunedì all’alba le prime vere operazioni. Come dicevamo, per chi aveva un solo impianto sulla Capitale e magari a Monte Cavo non ci sono stati problemi particolari. Diversa la situazione per le nazionali, che hanno dovuto sistemare in Sfn Monte Mario e Monte Cavo (ma in altri casi il dramma è far dialogare, sincronizzati, quest’ultima posizione e Monte Artemisio). Un dramma, invece, per alcune Tv locali, “ree” di avere molti piccoli canali: per esse accendere tutto in digitale sulla stessa frequenza resta impossibile. Ed è per quello che in molti casi alcuni impianti restano spenti. Su Roma non ha riacceso Tct, dopo essere stata “mollata” da Rete A, mentre su Latina manca Sl 48, che ha problemi di interferenze. In compenso sul canale 45 è spuntato dal nulla il bouquet di Ctv, Centro Televisivo Vaticano, irradiato con buona potenza da Santa Maria Galeria. Per ora all’interno c’è solo un monoscopio a barre, ma in qualche modo è il simbolo che anche lo Stato-Piazza ha finalmente la propria emittente. Domani, giovedì, tocca alla parte centrale della provincia di Latina (escluso il Golfo di Gaeta, per intenderci) e della Ciociaria. Ma il banco di prova principale è stato superato. Non sono mancati i problemi, ma molto spesso (anzi quasi sempre) dovuti alla scarsa dimestichezza (e informazione) degli utenti e all’arretratezza tecnica degli impianti riceventi. Roma si caratterizza, come sa chi la frequenta spesso, per la quasi assenza di antenne centralizzate e per la tendenza a posizionare decine di antenne riceventi sui tetti dei palazzi, cosa che in qualunque altra città artistica non sarebbe possibile. Paradossalmente questo fatto ha aiutato lo switch off, visto che mancano i centralini canalizzati… I problemi realisticamente sono stati dovuti alla banda III (per le frequenze nella canalizzazione europea basta cambiare Paese nelle impostazioni del decoder, ma l’utente medio non può sognarselo…) e ad alcuni apparecchi riceventi che inspiegabilmente non accettano più di duecento canali da memorizzare o hanno problemi seri nel tuner ricevente: per tutti questi magari ottenere almeno l’eliminazione degli eventuali bollini e contributi sarebbe di buon auspicio".