Il giorno 10/11/2009 si è riunito il tavolo tecnico dell’area tecnica 13 Campania convocato dall’Agcom d’intesa con il MSE-Com.
I lavori, come per gli altri tavoli, si sono svolti nell’ambito del quadro delineato dall’art. 8 novies, comma 3, L. 101/2008, così come modificato dall’art. 45 della Legge comunitaria 2008, recante “disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alla Comunità europea”, per l’attuazione dello switch off televisivo. Nel corso della riunione sono state illustrate le ipotesi di lavoro per quanto attiene ai parametri tecnici di pianificazione ed ai criteri utilizzati per la definizione delle aree di riferimento e sono stati rammentati i vincoli imposti dal coordinamento internazionale ed i criteri tecnici seguiti per la compatibilizzazione con le amministrazioni confinanti nonché le procedure di compatibilizzazione con le aree tecniche limitrofe. E’ stata, altresì, illustrata l’attività di coordinamento internazionale fino ad ora condotta, in particolare con la Francia. Le valutazioni svolte hanno portato ad un’individuazione delle potenzialità di copertura del territorio ed illuminazione dell’utenza con reti realizzate in tecnica SFN. Nel caso specifico della Campania, sono stati individuati solo alcuni potenziali problemi interferenziali con la confinante area tecnica 12, corrispondente al Lazio, per cui Agcom ha sottolineato la necessità che risorse isocanale presenti in zone di confine tra aree tecniche limitrofe non superino certe soglie di c.e.m. (questo principio sarà adottato solo dalle emittenti locali e per quelle nazionali – RAI – che utilizzano più di una frequenza per la realizzazione della propria rete). Dal punto di vista del coordinamento internazionale, al contrario, la Campania è considerata scevra di problemi, vista la propria collocazione geografica e la provvidenziale presenza della Sicilia quale schermo verso la Tunisia a tutela di eventuali debordi di segnale. Ai fini dell’assegnazione delle frequenze, si farà riferimento ai criteri dettati dalla Delibera 181/09/CONS ed in particolare ai criteri di conversione delle reti analogiche e di pianificazione delle reti digitali, i quali modificano quelli precedentemente contenuti nella Delibera 603/07/CONS, nonché ai principi relativi alle emittenti locali dettati con le Delibere 294/09/CONS, 295/09/CONS e 426/09/CONS. Per assicurare il rispetto del principio di continuità del servizio di tutti i soggetti locali in possesso dei necessari titoli abilitativi, è stato nuovamente fatto riferimento alla situazione al 19/12/2008, tenendo però conto delle legittime modifiche ed integrazioni susseguitesi e delle necessarie verifiche da parte dei soggetti competenti. Nell’area tecnica di riferimento sono state individuate 55 frequenze disponibili (7 in VHF e 48 in UHF), mentre il MSE-Com ha evidenziato che, nei limiti della nota 110 del P.N.R.F. e successive modificazioni, potrà essere considerato come pianificabile anche il ch 69 UHF. Ciò nonostante le risorse frequenziali a disposizione non appaiono in grado di traghettare l’esistente analogico-digitale in un assetto all-digital in SNF scevro da interferenze (salvo il caso di RAI, cui è consentito l’esercizio di reti MFN). E’ quindi pressoché scontato che, come è accaduto nel Lazio, la medesima risorsa frequenziale sarà riutilizzata da più soggetti, col risultato che i fenomeni interferenziali preesistenti troveranno conferma nel nuovo quadro radioelettrico (si teme che addirittura in alcuni casi vi sarà un peggioramento). Anche in relazione a ciò alcune associazioni di emittenti presenti hanno evidenziato alcuni punti critici. Primo fra tutti, l’esigenza di convertire in reti digitali pianificate tutte le attuali reti analogiche locali, nonché tutte le attuali reti digitali locali secondo i criteri ed i requisiti di cui alla Delibera 426/09/CONS, nelle aree di servizio ove tali reti operano legittimamente. A seguire, la necessità di definire quali frequenze debbano essere assegnate alle emittenti locali, quali alle emittenti nazionali e quali al cd “dividendo”, tenendo conto che, in ragione dell’elevato numero di emittenti locali operanti nell’area tecnica 13, è necessario un numero maggiore di frequenze per l’emittenza locale rispetto a quello previsto per l’area tecnica 12 (Lazio), dove la disponibilità si è rivelata insufficiente. In tal senso, è stato chiesto che il “dividendo” sia limitato a sole 5 frequenze DVB-T, in quanto la quota (una frequenza) per il DVB-H, in base alla Delibera 181/09/CONS è solo “eventuale”. Pur riconoscendo che la concessionaria pubblica necessita di soluzioni tecniche per garantire il rispetto degli obblighi di servizio pubblico, relativamente al Mux 1 (che veicola programmi oggetto del contratto di servizio), i privati hanno evidenziato che l’eventuale rete MFN RAI dovrà conseguire l’obiettivo di servizio attraverso l’uso di sole due frequenze alternate (nell’area tecnica 12 sono state utilizzate 9 frequenze e precisamente 4 frequenze oltre a quelle dei 5 multiplex, con conseguente riduzione degli spazi r.e. per l’emittenza locale). Infine, in linea con quanto evidenziato dal MSE-Com è stata portata all’attenzione del tavolo tecnico la necessità di assegnazione anche del canale 69 UHF, pur nei limiti della nota 110 del P.N.R.F. Per parte propria RAI non ha condiviso quanto richiesto dalle associazioni delle emittenti private e, con particolare riferimento agli obblighi di articolazione regionale e di copertura totale del territorio, ha ritenuto le richieste incompatibili con le esigenze di garantire il servizio di diffusione televisiva in tecnica digitale con copertura integrale del territorio, anche tenendo conto degli obblighi di programmazione regionale. In tal senso, per quanto attiene alla rete articolata a livello regionale, i diritti d’uso da assegnare, RAI ha sottolineato come essi dovranno riguardare frequenze in esclusiva ed in numero adeguato alla realizzazione della rete MFN (per la concessionaria pubblica le frequenze non in esclusiva dovranno, comunque, essere considerate primarie rispetto a qualunque altro servizio). Una associazione di emittenti locali ha poi sottolineato l’importanza della continuità del servizio in digitale, quantomeno con riferimento alle aree di servizio in tecnica analogica e la necessità che le assegnazioni in tecnica numerica non risultino interferite e comunque rilasciate in maniera da assicurare parità di trattamento tra i soggetti. Parole importanti sono state spese infine a riguardo della corrispondenza tra risorse assegnate e frequenze sino ad ora esercite, con la richiesta che in caso di modifica siano specificate le motivazioni e definite le graduatorie per le assegnazioni delle nuove risorse (onde evitare speculazioni su frequenze “migliori” e “peggiori” dal punto di vista tecnico). Telecom Italia Media Broadcasting, a riguardo della propria specifica situazione, ha ribadito il preteso diritto all’assegnazione di diritti d’uso temporaneo di frequenze per la conversione in digitale delle 4 reti esercite, con copertura di almeno l’80% del territorio e di tutti i capoluoghi di provincia (in Piemonte occidentale ed in Trentino sono stati assegnati a Telecom Italia Media Broadcasting 3 mux contro i 4 della Sardegna). Retecapri ha dichiarato, invece, di non condividere quanto emerso durante il tavolo tecnico, in quanto a suo dire mancante di informazioni essenziali per la specifica area di riferimento. A detta del network dei Faraglioni, si porrebbe il problema della conoscenza dei canali nazionali che saranno ad esso assegnati, tenuto conto che, allo stato, è destinatario di un mux nazionale ed ha avviato un contenzioso per il riconoscimento del secondo multiplex per il quale ritiene di vantare un interesse legittimo. L’operatore di rete del Sud ha poi posto il problema della qualità della frequenza già assegnata, che presenterebbe problemi di copertura sulla costa adriatica, in conseguenza di accordi internazionali.